La compassione è il credo principe del buddismo.
L'uomo che è formato da due forme, si trova in un corpo grande soggetto dal tempo a morte e vita. L'altra parte di lui che si raggiunge con la contemplazione del creato è l'essenza vera di noi. Lo spirito. Il Buddha credeva che ogni uomo per essere saggio deve conoscere il disagio. Lo deve sapere elaborare ed elaborandolo deve avere l'idea del male. In ultimo il quarto stadio è la serenità dell'anima che ha raggiunto la sua pace rendendoci conto che tutto non ci appartiene. Noi siamo di passaggio in un contesto che nasce e muore ogni volta fino a quando anche noi ne facciamo parte, perché la vita ha il suo ciclo infinito. Il male che si riconosce immediatamente con la consapevolezza è l'intolleranza. Per questo a scuola i bambini buddisti imparano come dottrina le regole della consapevolezza delle proprie azioni e soprattutto la tolleranza verso tutti. Un seme che quando germoglia da pace e allontana invidie, rancori e conflitti.
Buddha era un principe. Un uomo di pensiero, non un Dio, e non voleva che la sua filosofia diventasse religione, ma che ogni cultura e religione si appropriassero della conoscenza, della consapevolezza e della tolleranza per costruire un mondo più giusto.
La contemplazione e la concentrazione sono un esercizio spirituale per trovare il nostro spirito. Una preghiera che ci ricongiunge all'altissimo creatore di tutto. La serenità che otteniamo con questa pratica è il nirvana. Un esercizio di concentrazione è il mandala.
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