Scritta da: L'auretta XXX
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Io morirò ucciso dalla spada. La mia o... quella dei nemici.
Katsumoto (Ken Watanabe)
dal film "L'ultimo Samurai" di Edward Zwick
Io morirò ucciso dalla spada. La mia o... quella dei nemici.
Riconoscere la vita in ogni germoglio, in ogni tazza di tè, in ogni respiro.
Sergente Grant, ringraziamo il cielo che almeno sparano tutti nella stessa direzione.
E così il tempo dei Samurai era giunto alla fine. Le nazioni, come gli uomini, si dice talvolta hanno un loro destino. Quanto al capitano americano, non se ne ebbe più notizia; per alcuni è morto per le ferite... per altri, invece, è tornato nel suo Paese. Ma a me piace pensare che abbia trovato, finalmente, quel poco di pace che tutti cerchiamo e che solo alcuni raggiungono.
Ambasciatore Swanbeck: A nome degli Stai Uniti d'America, la firma di questo trattato darà l'avvio ad un'epoca senza precedenti di prosperità e cooperazione fra le nostre due grandi nazioni.
Omura: A nome dell'Imperatore, siamo molto lieti di aver concluso con successo... questo trattato...
Imperatore Meiji: È qui?
Omura: Altezza, se possiamo concludere l'affare in questione...
Nathan Algren: Questa è la spada di Katsumoto. Avrebbe voluto darla a Voi affinché la forza dei Samurai fosse con Voi per sempre.
Omura: O Illuminato, noi tutti piangiamo per Katsumoto ma...
Nathan Algren: La sua speranza, con l'ultimo respiro, è stata che Voi rammentaste gli antenati che l'hanno impugnata e ciò per cui sono morti.
Omura: Altezza...
Imperatore Meiji: Eravate con lui... alla fine?
Nathan Algren: Sì.
Omura: Imperatore, quest'uomo ha combattuto contro di Voi!
Nathan Algren: Altezza, se mi ritenete Vostro nemico, comandatemelo e io, volentieri, mi toglierò la vita.
Imperatore Meiji: Io ho sognato un Giappone unificato in una nazione forte, indipendente e moderna e ora noi abbiamo ferrovie, cannoni e abiti occidentali ma... non possiamo dimenticare chi siamo, né da dove veniamo. Ambasciatore Swanbeck, la mia conclusione è che il vostro trattato non è nei migliori interessi del mio popolo.
Amasciatore Swanbeck: Signore, se permettete...
Imperatore Meiji: Mi dispiace, ma non vi è permesso.
Ambasciatore Swanbeck: Ma questo è un affronto inaudito!
Omura: O Illuminato, dovremmo discutere...
Imperatore Meiji: Omura... avete già fatto abbastanza.
Omura: Tutto ciò che ho fatto, l'ho fatto per il mio paese...
Imperatore Meiji: Allora non vi spiacerà se confischerò i beni della vostra famiglia per offrirli come mio dono al popolo.
Omura: Voi mi disonorate.
Imperatore Meiji: Se non lo sopportate... vi offro questa spada.
Ditemi come è morto.
Nathan Algren: Io vi dirò come è vissuto.
Katsumoto: Il fiore perfetto è una cosa rara. Se si trascorresse la vita a cercarne uno, non sarebbe una vita sprecata.
Nathan Algren: Chi li ha mandati a ucciderti?
Katsumoto: Sto scrivendo una poesia su un sogno che ho fatto: "Gli occhi della tigre sono come i miei ma lei ha attraversato un mare profondo e agitato".
Nathan Algren: È stato l'Imperatore? Omura?
Katsumoto: Se l'Imperatore vuole la mia morte non ha che da chiederlo.
Nathan Algren: È stato Omura!
Katsumoto: Ho qualche problema a finire la poesia; sai suggerirmi un verso conclusivo?
Nathan Algren: Non sono uno scrittore.
Katsumoto: Eppure hai scritto molte pagine da quando sei arrivato.
Nathan Algren: Cos'altro ti ha detto lei?
Katsumoto: Che hai degli incubi.
Nathan Algren: Tutti i soldati hanno incubi.
Katsumoto: Solo chi ha vergogna per quello che ha fatto.
Nathan Algren: Tu non hai idea di cosa ho fatto.
Katsumoto: Tu hai visto molte cose.
Nathan Algren: È così.
Katsumoto: E non temi la morte ma, anzi, qualche volta la desideri. Non è vero?
Nathan Algren: Sì.
Katsumoto: Anche io. Capita a chi ha visto ciò che noi abbiamo visto. Allora vengo in questo luogo insieme ai miei antenati e mi torna un pensiero... come questo germoglio, stiamo tutti morendo. Riconoscere la vita in ogni respiro, in ogni tazza di tè e ogni vita che togliamo. La via del guerriero.
Nathan Algren: La vita in ogni respiro...
Katsumoto: Questo è Bushido!
Nathan Algren: Sì.
Katsumoto: L'Imperatore ha concesso un passaggio sicuro fino a Tokyo. Partiamo domani.
Nathan Algren: Bene.
Katsumoto: Bene. Quando ti ho preso questi tu eri... mio nemico.
Ci sono tante cose qui che non capirò mai. Non sono mai stato un "frequentatore di chiese" e quello che ho visto sui campi di battaglia mi ha spinto a interrogarmi sui disegni di Dio. Ma c'è indubbiamente qualcosa di... spirituale in questo luogo e sebbene possa rimanere eternamente oscuro per me, non posso che essere consapevole del suo potere. So che qui ho conosciuto il mio primo sonno tranquillo dopo tanti anni.
Katsumoto: Questo tempio è stato costruito dalla mia famiglia mille anni fa. Il mio nome è Katsumoto... tu come ti chiami? Le mie parole non sono corrette? Mi eserciterò nella tua lingua con te, se tu vorrai onorarmi.
Nathan Algren: Mi hai tenuto in vita solo per esercitarti? Allora che vuoi?!
Katsumoto: Conoscere il mio nemico.
Nathan Algren: Ho visto quello che fai tu ai nemici.
Katsumoto: Nel tuo Paese... i guerrieri non uccidono?
Nathan Algren: Non tagliamo la testa a uomini sconfitti e inermi.
Katsumoto: Il generale Hasegawa mi ha chiesto di aiutarlo a togliersi la vita. Un Samurai non sopporta la vergogna della sconfitta, è stato un onore tagliargli la testa. Molte nostre usanze a voi sembrano strane, lo stesso vale per noi con le vostre. Per esempio, non presentarsi è considerato estremamente scortese, anche tra nemici.
Nathan Algren: Nathan Algren.
Katsumoto: Sono molto onorato. Mi è piaciuta molto questa conversazione.
Nathan Algren: Ho delle domande.
Katsumoto: Io ho fatto la mia presentazione e tu hai fatto la tua presentazione. È stata una splendida conversazione.
Nathan Algren: Ho delle domande.
Katsumoto: Le domande dopo.
Nathan Algren: Chi era il guerriero con l'armatura rossa?
Katsumoto: Era mio cognato Hirotaro.
Nathan Algren: E la donna che si occupa di me?
Katsumoto: Mia sorella, moglie di Hirotaro. Si chiama Taka.
Nathan Algren: Ho ucciso suo marito?
Katsumoto: È stata una buona morte.
Un uomo fa ciò che può finché non si rivela il suo destino.
C'è una sorta di sollievo nel vuoto del mare. Né passato, né futuro.