LA METAMORFOSI DEL DESTINO
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L'avversità del destino che si compie
è insopprimibile
quanto l'immediato senso d'impotenza
che ci domina.
Era una mattina gelida di fine Maggio 1960.
Tremulo e impacciato, anche il sole impallidì prima di rifugiarsi dietro un imponente batuffolo grigio. Innanzi agli ampi gradini della chiesa, zia Rosina si arrestò, e nel prendergli la manina tremante che scomparve nella sua, condusse i passi inquieti di suo nipote fino alla soglia della casa di Dio.
Le fauci dell'immenso portale sbadigliarono a lungo prima di divorarlo per intero, per poi richiudersi in un sinistro e stridente lamento.
Prono nel saluto della croce, la nuda pietra scaturì dal suo animo puro la fredda percezione che la sua unica ragione di vita stesse per dissolversi, e che già sgomitasse nel suo cuore e nella sua memoria, la lucida e spietata realtà dell'esistenza.
Come in processione, avanzò tra le due ali di banchi che sentiva prive di sussurri devoti, orfane di un alito di vita.
Neanche una sola tenera fiammella ardeva di umane speranze ai piedi dei santi.
Colonne gigantesche innalzarono il suo sguardo fino agli affreschi policromi offuscati dalle tenebre.
Nei suoi passi incerti come il suo destino, navigò senza bussola oltre quelle limacciose Colonne d'Ercole, verso l'ignoto.
Giunto ... [segue »]
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