Scritta da: Miriam Serranò
Forse avrei dovuto buttarmi sulla Palmiro Togliatti e far vedere a tutti quanto era grande il sentimento per te. Ti sarebbe piaciuto, vero?
Canzone delle vanità, niente ci resta, ma almeno avresti avuto una dedizione d'amore assoluta.
Come mio nonno, che non può camminare e chiama mia nonna dal letto e grida: - Giuditta! Giuditta!
E nonna corre come questo treno che sfreccia vicino all'acquedotto romano in rovina. Quello è amore: la follia di una dedizione totale che ti fa superare tutto, anche le tue difficoltà fisiche. Spesso, quando ti giravi nel letto accanto a me, ho pensato che volessi la stessa cosa, ma ho proiettato su di te un desiderio soltanto mio.
Avrei dovuto urlare, mettermi a buttare le tue cose dal balcone, il rasoio, il pigiama, e magari colpire qualcuno che guardava le vetrine di quei sei negozi che stanno lì sotto, forse anche rompere i vetri della finestra, macchiarmi le mani di sangue, sfigurarmi il volto. Invece ti ho semplicemente detto: - Va bene. Ciao.

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    Scritta da: Miriam Serranò
    Riferimento:
    "Il viaggio", in Logos Narrativa, Ed. Giulio Perrone Editore

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    A tutti piacerebbe essere amati sino alla morte, ma non tutti siamo i protagonisti della Canzone delle vanità. Fortunatamente. Esiste l'amore di tutta una vita, ma l'amore al posto della vita è solo una malattia.

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