L'equilibrista cammina sulle sue punte, cercando il consenso del pubblico che nel mentre si chiede cosa succederebbe se cadesse giù da quell'altezza, e su quel filo si sente vivo, perché lo stare in bilico gli dà emozione e tormento. Le sue punte si consumano lentamente; lui crede che siamo tutti collegati da un filo invisibile, e che basterebbe attraversarsi, raggiungendosi con coraggio per essere meno distanti. L'equilibrista immagina di trovare la felicità dall'altro capo del filo, di dare orgoglio ad esseri umani che lo hanno amato e lo applaudono dal cielo; il faro resta acceso su di lui che resta concentrato, i suoi passi procedono a tempo di battiti di cuore. Lui è l'artista, lo scriba di quest'attimo, il suo circo è il suo stesso mondo, che egli intensamente ama e odia.
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