Scritta da: Simo11
Fatevi condizionare il meno possibile da una società che finge di darci il massimo della libertà.
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Fatevi condizionare il meno possibile da una società che finge di darci il massimo della libertà.
Non capisco perché nel linguaggio dei politici e dei governanti con "grandi opere pubbliche" si intenda solo ed esclusivamente la costruzione di ponti, gallerie, autostrade. Che spesso e volentieri, sia detto tra parentesi, si rivelano essere né impellenti né necessarie, ma sicura fonte d'illeciti guadagni. Mi chiedo: mettere mano a Pompei, che se ne cade letteralmente a pezzi, non sarebbe una grande opera pubblica? E non lo sarebbe anche una vera riforma universitaria che adeguasse i nostri atenei alle richieste di lavoro del mondo d'oggi, dotandoli di attrezzati laboratori di ricerca? E come definire altrimenti la ristrutturazione e l'attenta manutenzione dei nostri archivi storici che sempre più s'approssimano allo sfacelo?
La percezione del tempo, soprattutto in certe situazioni di forte emotività, subisce delle notevoli alterazioni, ore trascorrono in un lampo e pochi minuti durano un'eternità.
In gioventù percepisci il tempo come un'entità astratta, nella maturità acquisti la nozione di un tempo in qualche modo collegato concretamente al tuo esistere, nella vecchiaia... Nella vecchiaia raggiungi la consapevolezza che il tempo è un flusso continuo che scorre al di fuori di te.
Una volta un raccomandato veniva considerato per quello che veramente era, e cioè un tale che, non riuscendo a farcela con le proprie forze, pregava un santo in paradiso di dargli una spintarella. Oggi invece l'essere raccomandati è come uno status symbol e il raccomandato si affretta a farlo sapere in giro.
È comprovato che gli imbroglioni più grandi sono e più riescono simpatici a tutti.
Bisogna guardare la tv portandosi appresso un paracqua ideale che permetta al nostro cervello di restare asciutto e lucido, di non inzupparsi di tutte le informazioni distorte, contraffatte, alterate, finalizzate che ci vengono propinate.
Scrivo perché non so fare altro
Scrivo perché dopo posso dedicare i libri ai miei nipoti
Scrivo perché così mi ricordo di tutte le persone che ho amato
Scrivo perché mi piace raccontarmi storie
Scrivo perché mi piace raccontare storie
Scrivo perché alla fine posso prendermi la mia birra.
Scrivo per restituire qualcosa di tutto quello che ho letto.
Non basta leggere, bisognerebbe anche capire. Ma capire è un lusso che non tutti possono permettersi.
Gli innamorati non perdono tempo a scrivere "ti voglio bene", mandano una sigla, tvb. E se si vuole far partecipi gli amici di un dolore o di una gioia, basta inviare loro il disegnino che mostra un faccino triste o sorridente. L'omologazione assoluta. Spero che i poeti, gli scrittori, gli artisti, gli scienziati continuino a scrivere lunghe lettere agli amici, ai colleghi, alle loro donne. Altrimenti i nostri posteri non capiranno nulla dei nostri sentimenti, di com'eravamo.