Potrei essere la partita di calcio che segui costantemente dal '98. Magari preferirei essere una delle serate tra amici, trascorse nel bar giù in piazza. O meglio ancora, la playstation, amore di tutta una vita. Eppure stò qui, seduta alla scrivania della mia camera, che faccio parte di un mondo di cui tu non t'interesserai.
Qualcuno lassù, benedica l'inverno. Le foglie che cadono dagli alberi, la pioggia, il freddo e la neve. Il ciobar gustato davanti alla tv, in pigiama con la migliore amica, davanti al camino a sparare cazzate. Qualcuno mi ascolti lissù, e benedica anche te, che non hai ancora capito niente.
Ci si può sentire vuoti e pieni zeppi nello stesso tempo? Mentre mi chiami tesoro, mentre mi saluti, mentre ti guardo e mi guardi, mentre ti penso. Starti continuamente ad un millimetro di distanza e non riuscire a toccarti è la cosa peggiore. È come scavalcare 99 cancelli e tornare indietro al centesimo.
Credo che, forse involontariamente o forse no, dentro di me vorrei eliminarti, raderti al suolo, disboscarti. Ma tu ti insidui tra le vene che portano sangue da pompare al mio cuore, ti accampi come fossero un villaggio, scarti qualche rifiuto, e riparti per il tuo infinito viaggio.
Ci sarà sempre qualcuno che non crederà in me, sottovalutandomi. Il punto è che, molto spesso, sarà lo stesso "qualcuno" che imparerà ad amarmi come nessuno avrebbe mai fatto.