Scritta da: Serena Faletti
La scuola deve insegnare a pensare e a sognare.
Composta domenica 9 settembre 2018
La scuola deve insegnare a pensare e a sognare.
Senza cultura non c'è civiltà. E senza educazione e formazione non c'è progresso, non ci può essere futuro.
Percorsi di partecipazione verso nuovi immaginari: suggerire il non ancora realizzato, l'obiettivo cui tendere. Penso sia la forma più rispettosa di insegnamento. Non trasmettere conoscenze, ma dare ai ragazzi gli strumenti per ragionare; non esigere, ma essere al servizio.
Educazione vuol dire innanzitutto Partecipazione. La chiave di volta è una reale alleanza Scuola-Territorio, grazie alla quale la crescita complessiva riparte, fuori e dentro la scuola.
L'alleanza Scuola-Territorio si celebra innanzitutto con le famiglie, in un dialogo che è confronto, scambio, trasformazione reciproca.
Tutti, preside in testa, dobbiamo ricordarci che siamo al servizio dei nostri ragazzi, e che la scuola esiste perché ci sono loro, e non il contrario. Sembra semplice, ma cambia completamente il punto di vista.
La scuola, gli educatori, devono "aprire finestre" sul mondo, e se è il caso fornire anche gli occhiali per vedere meglio, al di là delle apparenze, oltre quello che ci circonda.
In un territorio con "diritti speciali" le istituzioni sono chiamate ad avere "doveri speciali". Partendo da questi presupposti innanzitutto etici, la scuola deve interpretare con passione il suo ruolo di agente di promozione umana, sociale e territoriale.
Noi siamo una realtà di periferia, ma spesso nelle periferie ci sono le energie migliori, basta metterle a frutto.
Perché un ragazzo che nasce in periferia ha un futuro quasi scritto? Invece noi dobbiamo ribaltare questa sorta di ovvietà. Niente è ovvio e dobbiamo aprire nuove finestre e nuove porte.