Scritta da: Barbara Brussa
Non è necessario guardarsi troppo intorno: a volte, il nostro peggior nemico lo troviamo nel riflesso dello specchio...
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Non è necessario guardarsi troppo intorno: a volte, il nostro peggior nemico lo troviamo nel riflesso dello specchio...
Talvolta
rincorsi dai timori
molliamo dietro l'angolo
preziose parole
che immote ed inconfessate
non avranno mai ardore
Parole nate
nella profondità del cuore
e morte subito
ad un passo dalla luce
Parole sepolte
nel vuoto dei silenzi
si fanno spettri
che infestano l'anima...
Sto cominciando seriamente a pensare alla necessità di costruire orfanotrofi...
per la cortesia
il rispetto
la tolleranza
la correttezza
la moralità
e molte altre virtù...
Giusto per dare un riparo a questi figli di una generazione ormai lontana, che sempre meno persone sembrano ancora voler adottare.
Un battito di ciglia dell'Eternità: la nostra vita.
Non bastano le lunghe notti rischiarate dalla luna;
non bastano le parole d'amore sussurrate,
né gli attimi di passione che fermano il tempo;
non bastano i sogni che nutrono il cuore...
Occorrono anche i lunghi giorni,
pieni di tempo da vivere,
e raggi di sole che scaldano l'anima.
Occorrono orme di passi, che lasciano solchi paralleli, sull'asfalto della via
da percorrere insieme.
Ci saranno ferite, cicatrizzate
da labbra gonfie d'amore...
E passioni vibranti,
che riempiono di melodie
le pause silenziose
tra i battiti sincroni
di due cuori complici.
Complici, fino all'ultimo battito.
Non esistono tempo e spazio per due anime che fluttuano in altre dimensioni, prendendosi per mano anche a distanza, amandosi con l'anima oltre ogni umana percezione; ma la sofferenza non si può eludere in alcun modo: quando fiorisce nell'intimo non si può far altro che prenderne atto e tentare di passarci attraverso per andare oltre.
Dietro le invalicabili mura delle nostre prigioni, volano liberi nel cuore i più intensi sospiri.
E non è neppure questione di vicinanza o lontananza, a volte si sente solo un bisogno immenso di entrargli nell'anima, all'amore, affondare mani e cuore nel profondo e scoprire che la presenza appartiene più al sentire che al vedere.
Il cuore non è cieco, ma ha quel bizzarro vezzo di voler vedere solo ciò che lo appaga. Poco importa se questo sia autentico o illusorio, nel momento contingente ciò che conta è sfamarsi. Quando poi arriva la sofferenza, perché arriva, allora si è obbligati a fare i conti non con la propria cecità, ma con quella "stupidità sentimentale" che ha distolto il nostro sguardo dalla verità che abbiamo sempre avuto davanti agli occhi.
Quando si entra nell'anima di qualcuno, bisognerebbe togliersi le scarpe e camminare in punta di piedi: i luoghi sacri vanno rispettati.