I nostri tratti meno piacevoli sono nostri quanto quelli che più apprezziamo, e gli uni non sono che il rovescio degli altri. Smettere di combattere con se stessi, riuscire a perdonarsi ciò che causa dolore, non scegliere fra bene e male, non discriminare fra brutto e bello, ma cercare di comprendere passato e presente, in questo consiste il difficile processo dell'accettare sé stessi. Abbandonando l'illusorietà del chiarore di mezzogiorno, si impara a percepire la luce di mezzanotte.
La felicità, la serenità, la saggezza risiedono essenzialmente nel presente, unica dimensione del piacere (anche i ricordi si godono nel presente), da dove si può ricostruire un passato vissuto fino in fondo, momento per momento ("Entrando, hai lasciato l'ombrello a destra o a sinistra delle scarpe?" chiede un maestro zen al discepolo, per rammentargli che deve essere presente a sé stesso in ogni istante e in ogni azione), senza diventare ansiosi per un futuro comunque non controllabile.