Il fatto è che era pienamente convinta che l'unico vestito che le sarebbe calzato a pennello, sarebbero stati quei due occhi addosso; e dal canto suo, lui non perdeva mai un attimo per farla sentire bellissima, vestita solo di quella sua attenzione.
La faceva esplodere. Lui la faceva esplodere. Era capace di innescarle un meccanismo all'interno capace di farla sciogliere come un cremino al sole. E lei si scioglieva, e lui non ne sprecava nemmeno una goccia. S'assaggiavano e si saziavano entrambi a vicenda, lei con le labbra di lui, lui sulle labbra di lei.
Lui. Sì, proprio lui, le stava creando dipendenza. Era riuscito ad occuparle uno spazio inimmaginabile durante le sue giornate. Era diventanto parte integrante dei suoi 18.720 respiri giornalieri.
Era bello stargli vicino, profumava. L'aria era buona e nulla sembrava andar male. Ero felice. Quando il destino ci voleva nella stessa stanza, a smezzarci pochi metri quadri, le pareti sembravano avvicinarsi, quasi a costringerci, ad imporci un abbraccio, che puntualmente arrivava. Le mani impazzivano. Ogni singolo centimetro di quel corpo, per me erano il ripasso di una materia della quale godevo nel farmi bocciare. Ero felice e nulla sembrava andar male, nulla a parte noi.
Si, lo facevo anch'io. Da ragazzina, quando messaggiavo le prime volte con il ragazzo che mi piaceva, alla fine dell'sms aggiungevo "Risp". E, seduta sul letto, con il cellulare tra le dita, speravo rispettasse quella mia timida richiesta.