Scritta da: Chiara Trabalza
Le pareti di casa mi stanno strette. Io che vivo di abbracci, di coccole, di baci. Io che adoro stendermi tra le margherite sui prati, respirare l'aria di primavera, sentire il calore del sole sulla pelle. Vorrei andare al mare, raccogliere conchiglie, affondare i piedi nudi nella sabbia. Vorrei andare a vedere i fiori di ciliegio e rincorrere i petali trasportati dal vento. Vorrei non avere paura di un colpo di tosse, di sentire uno starnuto, di guardare tutti quegli occhi spaventati che spuntano dietro le mascherine. Vorrei sentire di nuovo il rumore del traffico, il caos delle macchine, la gente frettolosa per le strade. Le pareti di casa mi stanno strette. Mi mancano gli abbracci. Vorrei indietro la mia vita, gli abbracci delle mie amiche, le chiacchiere e i sorrisi, gli allenamenti in palestra. Vorrei tornare a mangiare una pizza, un gelato con tanta panna montata, un piatto di sushi. Vorrei tornare a ballare perché quando ballo passa ogni paura e con un salto posso arrivare sulla luna. E poi cantare fino a non avere più fiato, andare sulla ruota panoramica mangiando zucchero filato, ridere fino alle lacrime, fare indigestione di cioccolato e di fragole. Le pareti di casa mi stanno strette. Mi manca la libertà. Ma so che torneranno gli abbracci, i baci, i sorrisi. Torneranno le passeggiate in riva al mare, gli aperitivi con le amiche, i pic nic sui prati. Tornerò a ballare, a inseguire il volo di una farfalla, a guardare le stelle. E porterò nel cuore un insegnamento, che non siamo invincibili e che niente dura per sempre. Chè dopo ogni salita c'è sempre una discesa. Chè a volte il coraggio sta tutto nel saper aspettare che passi la tempesta. Perché basta un nemico invisibile per gettarci nella paura e farci perdere ogni certezza. E farci riscoprire il valore immenso di una carezza.
Composta giovedì 26 marzo 2020