Scritta da: Eclissi
Una frase difficile da pronunciare, "avevo torto". Talora difficile quanto la parola amore.
dal libro "La maga delle spezie" di Chitra Banerjee Divakaruni
Una frase difficile da pronunciare, "avevo torto". Talora difficile quanto la parola amore.
Ora ho imparato quanto profondamente la vanità affondi le sue radici nel cuore umano, la vanità, un'altra forma della paura di non essere amati.
Quando si ha il cuore indurito dal proprio dolore, è facile restare indifferenti a quello altrui.
Con tanto amore, come respirerò?
E mi sono convinta che i vuoti spazi echeggianti del cuore siano parte integrante della condizione umana non meno del nostro desiderio di colmarli.
È davvero possibile sapere cosa si desidera in realtà?
A volte mi chiedo se la realtà esiste davvero, se c'è veramente una natura delle cose, obiettiva e intatta. O se tutto ciò che ci accade è già modificato in anticipo dalla nostra immaginazione. Se sognando qualcosa gli diamo vita.
Usa tutto. Bocca e mano, sì, unghie e denti, battiti di ciglia sulla pelle, sguardi seducenti. Dài e prendi, lusingando. Imita la grande cortigiana alla corte di Indra sovrano degli dèi.
Fa di lui l'esploratore di quella terra vergine che è il tuo corpo, montagne laghi e città. Fagli inventare strade là dove prima non ne esistevano. Lascialo penetrare infine nel luogo ove sei più profonda e più ignota, intrico di viticci, urlo di giaguaro, profumo conturbante di rajanigandha, tuberosa selvatica, fiore notturno e nuziale. Perché l'amore non è forse l'illusione di aprirsi completamente l'uno all'altra, di abolire ogni intollerabile distanza?
È strano pensare a quanti tipi d'amore possiamo provare. Strano il modo in cui nascono in noi senza ragione.
Sento le ossa liquefarsi nel desiderio di restare sempre così, io che non ho mai pensato di desiderare braccia d'uomo a proteggermi.