E ti riterrai, e ti riterranno indegno di avvicinarti a qualsiasi essere umano ad una distanza che gli permetta di scorgere, in fondo ai tuoi occhi, la luce di un amore antico, sempre pronto a riaccendersi, e che nessuna belva umana, per quanto possa o faccia, riuscirà mai a spegnere.
Quel che conta, anzi, che non potrà contare mai più è che otto vite più altre ancora non sbocciate furono ancora una volta (ancora una volta!) Spente da umani ancora una volta (ancora una volta!) Convinti di poter esercitare la propria egemonia su tutte le cose di questa terra e di aver diritto di vita o di morte su tutte le altre specie viventi.
Non c'è altro come vivere a stretto contatto con gli animali, avendo la possibilità, ma soprattutto la voglia, di osservarli, conoscerli, capirli e interagire con loro, per comprendere quanto sia importante e salutare averli accanto. Perché la loro innocenza, la loro assoluta mancanza di egoismo, la loro capacità di amare senza condizioni o condizionamenti possono insegnarci giorno dopo giorno l'essenza delle cose di questo mondo, la grandezza che c'è nel piccolo. E darci tanta, tanta serenità.
È questo il punto: la cattiveria. Gli uomini sono cattivi. Gli animali no, non lo sono mai. Se e quando uccidono, gli animali, lo fanno per ragioni profonde, vitali. Uccidono per sfamarsi, per difendersi. Per sopravvivere. Gli uomini quasi mai si limitano ad uccidere. Ammazzano. Non so se vi è chiara la differenza. Non è una questione di sfumature. È una questione di crudeltà. E mancanza di necessità. Mentre per gli animali uccidere è ineluttabile, per gli uomini spesso è inutile. Eppure lo fanno. Ammazzano per il gusto di ammazzare, e così facendo offendono il loro essere uomini, calpestano l'intelligenza che gli è stata data per guidare i loro pensieri e le loro azioni e prevalere sull'istinto bestiale. Quando ci si mette, l'uomo sa essere più bestia di tutte le bestie.