Proviamo ad immaginare la vita come una lunga tavola bianca sulla quale, ogni macchia di colore, rappresenta un individuo con cui incroceremo lo sguardo almeno una volta nella vita. L'unione di queste macchie darà luogo ad una stretta di mano, ad un bacio, alla creazione di un legame, alla nascita di un bambino. Solo quando avremo colorato di trentaduemilasettecentosessantotto colori diversi il nostro animo, potremo dire di essere vissuti e di aver conquistato quel tanto ambito stato di calma.
Mescolammo sogni e realtà, dipingendo le nostre vite di un colore ben diverso dalla fantasia. Ciò che vivemmo in quegli attimi non fu surreale, ma frutto di un viaggio all'interno di un viaggio.
Il travestimento è qualcosa di più ampio della semplice finzione. Esso rappresenta l'idea di ciò che vorremmo essere nella vita di tutti i giorni, se solo non fossimo intrappolati dalle possenti catene del pregiudizio. In questa giornata di festa, non sono le persone a danzare ma le idee: La libertà massacra razze imitando Hitler, la tirannia liberalizza le opinioni, la calma impreca contro Zidane, l'ira sussurra consigli a Ned Flanders, la pace bombarda città irachene, la guerra fraternizza con Gandhi, la stupidità risolve antinomie aritmetiche, l'intelligenza borbotta credenze popolari, la superbia gioca nel fango con un bambino del terzo mondo e l'umiltà sperpera milioni attentando il primato dell'ereditiera Hilton.
Preferivamo una vita inesistente ad un'ignobile esistenza basata su compromessi. E passeggiammo con nonchalance verso tutto ciò che non fosse costeggiato da quelle insulse regole sociali.
Preferimmo il faccia a faccia alle false promesse, la verità alla speranza che qualcosa potesse cambiare, la razionalità all'insensato modo di amministrare un governo farlocco che non lascia spazio al libero pensiero.