Il nero è un'entità, una presenza significante. Il nero non è anticolore, è colore morale. Il nero è anche protesta, come il bianco ha valore di pace. Nato dalle terre, dalle ocre gialle, rosse, brune dei primi anni, negli anni'40, dai grigi nelle loro infinite cadenze (degli anni'50), dai bianchi crudi e secchi, io ho trovato nel nero un punto di appoggio. Mi pare un riconoscimento essere stato considerato un pittore del nero. Anzi, un privilegio. Anche se, quando i neri di Hartung o di Kline non erano consueti, si veniva considerati "troppo tristi e severi". Il nero è il piacere di non essere di moda. E il dolore di leggere uno sguardo severo negli occhi di chi guarda.
I colori non sono pietre e oggetti che possono vivere separati. Diventano vitali solo quando instaurano tra loro un loro rapporto di accordo o di dissonanza. È l'insieme che caratterizza l'opera e dona ad essa un particolare timbro di tipicità.
Nei colori degli "altri" amo e percepisco tutte le gamme cromatiche, ma davanti al mio quadro, qualunque sia il suo limite, il rapporto con la tavolozza è sofferto, anche quando mi sembra che tutto sgorghi spontaneo.
Il colore, per me, ha un valore morale. E quindi il bianco può essere purezza e luce; il nero denuncia, contrasto compressione, angoscia. La gamma dei grigi esprime severità, ma anche dolcezza. I bruni, gli ocra, i blu e i rossi si inseriscono a rappresentare varietà di sentimenti, oltre che a determinare risonanze timbriche. Il nero, in particolare, è un colore che assume un ruolo significante, sia da un punto di vista tecnico che psicologico ed emotivo.