Che curioso paese è il nostro: c'è stato uno strano ingorgo alle frontiere, per cui abbiamo importato la correttezza politica mezz'ora prima di importare il non poterne più della correttezza politica. O forse persino viceversa.
Siamo così abituati, noi italiani, alla religione che si manifesta in immagini dipinte o scolpite, che l'assenza del tipo di iconografia cui siamo avvezzi ci sembra sintomo di laicità. Decine di storici e di autori di testi scolastici italiani ci hanno trasmesso questa idea, e più i nostri studiosi erano laici e più tendevano a guardare con simpatia i protestanti, prendendoli, appunto, per laici. Che poi è esattamente quello che hanno sempre pensato i polemisti cattolici: fuori della Chiesa di Roma, c'è solo dell'ateismo appena appena mascherato. È così, con la mente infradiciata da questa tradizione interpretativa che, nonostante gli avvertimenti di Tocqueville, per esempio, e di Marx, ci si avvia a non capire nulla dell'America. Magari, come sta accadendo agli intellettuali italiani in questo periodo, si scopre all'improvviso che milioni di americani sono fedeli e anche fanatici, e, siccome prima non lo si sapeva, si decreta che si tratta di una novità. Se poi si tende a filosofare, allora, come s'usa in questi anni, si inventa l'ennesima nuova epoca: quella della post-secolarizzazione.
Come quasi tutti gli ex-marxisti della mia generazione, ero un neofita del liberalismo, e nel mio entusiasmo semplicistico e ignorante lo usavo come una mazza. In sostanza, non facevo altro che adoperare il liberalismo per semplificare indebitamente la realtà, più o meno come si faceva pochi anni prima usando il marxismo. Rimaneva invariato l'atteggiamento psicologico, la presunzione semplificante. Avevo cambiato le mie idee per rimanere identico a me stesso. Di fronte alla richiesta di occuparsi seriamente e concretamente dei problemi delle donne, degli omosessuali, della gente scura di pelle, l'importante era disporre di un'elegante via di scampo. Non era poi così essenziale che, mentre anni prima la scappatoia era l'appello alla lotta di classe e a una perfetta rivoluzione, negli anni ottanta, con la crisi del marxismo, si fosse resa disponibile un'altra chiave universale: l'assolutezza dei criteri formali di uguaglianza. La sicumera rimaneva identica a se stessa.