Un parco naturale, signor presidente, è, prima che una forma di gestione del territorio a scopi conservatori, una grande occasione di turismo, di quello vero, di quello cioè che visita un parco rispettandone i valori e rinunciando a pretenderne il sacrificio con ragnatele di impianti e strade con costruzioni cementizie.
Molto spesso, negli intellettuali di sinistra, affiora la preoccupazione di apparire dei perdigiorno innamorati del Bello. Mentre, invece - come del reto Terranova medesimo ha ammesso -, il momento estetico è fondamentale.
La natura e la storia, in Italia, sono così tanto apparentate fra di loro che sarebbe impossibile separarle. Il territorio nella sua configurazione naturale è praticamente inesistente; nel tempo, in tutto il paese, la natura è stata rimodellata o quanto meno segnata dal lavoro dell'uomo.
Soltanto in Italia, infatti, si è verificata la convivenza armonica della pienezza dell'arte (pensiamo, ad esempio, al caso di Michelangelo) con la pienezza della vita: cioè con il suo contrario: perché l'arte è una cosa, la vita un'altra.
La poesia è delle anime vergini, degli angeli, di chi crede. Naturalmente noi non viviamo più all'età d'Omero, e quindi ci è difficile trovare qualcosa in cui credere. Ma ad ogni modo, per essere poeti bisogna tornare a una necessaria condizione d'ingenuità.
Dopo Freud, l'origine di tutto quanto accade nel nostro cuore (e nel nostro ventre) non ha più nulla di misterioso. Il meccanismo è quello che è, certo. Eppure lo Spirito, l'Amore, anche se sono il prodotto di quel meccanismo stesso, esistono di per sé, ben di là dal nostro cuore e dal nostro ventre. Come una volta, prima della rivoluzione freudiana, continuano imperterriti a rappresentare un valore autonomo, assoluto: l'unico in fondo davvero esistente.
I luoghi dove si ha pianto, dove si ha sofferto, e dove si trovarono molte risorse interne per sperare e resistere, sono proprio quelli a cui ci si affeziona di più.