Era aria, era profumo, era brivido, era tutto e non era niente, e per la prima volta in quell'immenso niente trovai il mio tutto, trovai l'amore dove non pensavo di poter trovare l'amore, quando smisi di cercare il mio sogno in innumerevoli notti, lo trovai... lì... tenendo gli occhi aperti.
L'amavo per il semplice fatto che avevo rimosso l'idea stessa dell'amore. L'amavo perché non dovevo più destreggiarmi su una fune infinita cercando di non cadere in un baratro che forse non era mai esistito, aveva preso quel sottile filo e lo aveva agganciato lì, sugli angoli nascosti delle mie labbra, le tirava dolcemente all'insù e disegnava un sorriso sul mio volto.
Stretta tra le braccia di chi non credevo mi avrebbe mai dato così tanto, ferma e immobile in quella fusione di respiri lenti e interrotti, ad aspettare di vedere la fine di quello che pensavo non sarebbe mai potuto succedere, chiudendo gli occhi di cui non mi fidavo più e stringendo quelle calde mani intorno a me, ero consapevole che anche se non lo volevo, anche se lo respingevo, tutto quello, era amore.
La scoperta della fragilità di un'emozione, pensieri puri e sinceri che hanno il privilegio di volare lontano, ma non trovano la giusta direzione, e allora si susseguono attimi di esitazione, attimi di confusione, attimi di smarrimento, l'assurdo ma sensato timore di incontrare sguardi simili al nostro. Perché a volte bisogna attraversare la paura per arrivare a pronunciare la parola amore.
Ero un piccolo nulla che aspirava al tutto senza ottenere mai niente. Adesso avevo quel tutto che mi bastava a dimenticare quel nulla che mi devastava, adesso avevo un noi e tutto il resto non contava.