Scritta da: Silvana Stremiz
in Frasi & Aforismi (Felicità)
La moralità non è propriamente la dottrina del come renderci felici, ma di come dovremo diventare degni di possedere la felicità.
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La moralità non è propriamente la dottrina del come renderci felici, ma di come dovremo diventare degni di possedere la felicità.
Agisci in modo che ogni tuo atto sia degno di diventare un ricordo.
Datemi della materia, e con essa io creerò un mondo!
Pensare ci rende sensibili alle sfumature dei sentimenti e alle possibilità dell'immaginazione.
Concedi alla ragione il privilegio di essere l'ultima pietra di paragone della verità.
Pazienta per un poco: le calunnie non vivono a lungo. La verità è figlia del tempo: tra non molto essa apparirà per vendicare i tuoi torti.
Tutte le chiese, tutte le comunità religiose mancano del contrassegno più importante della Verità. Essendo fondate su una fede rivelata ed essendo perciò legate ad una serie di specifici eventi storici, sono prive di validità universale. È sostanzialmente inutile ricercare tra le varie tradizioni religiose quale sia la religione vera: quel che importa è agire bene. Compiere il Bene, la Virtù, per amore del Bene stesso relativizza non tanto la verità bensì l'esistenza delle singole comunità religiose, le quali si presentano ormai più come un ostacolo che come una via al conseguimento dell'unica religione morale, la sola davvero uguale per tutti.
La ragione umana viene afflitta da domande che non può respingere, perché le sono assegnate dalla natura della ragione stessa, e a cui però non può neanche dare risposta, perché esse superano ogni capacità della ragione umana.
Nessuno mi può costringere ad essere felice a suo modo (come cioè egli si immagina il benessere degli altri uomini), ma ognuno può ricercare la sua felicità per la via che a lui sembra buona, purché non rechi pregiudizio alla libertà degli altri di tendere allo stesso scopo, in guisa che la sua libertà possa coesistere con la libertà di ogni altro secondo una possibile legge universale (cioè non leda questo diritto degli altri).
Gli esseri ragionevoli sono chiamati persone perché la loro natura li indica già come fini in se stessi, vale a dire come qualcosa che non può essere utilizzato semplicemente come mezzo.