in Frasi & Aforismi (Saggezza)
Il senso dell'umorismo è il senso delle proporzioni.
dal libro "Il profeta. Sabbia e schiuma" di Kahlil Gibran (Gibran Khalil Gibran)
Il senso dell'umorismo è il senso delle proporzioni.
Come posso perdere la fede nella giustizia della vita quando i sogni di chi dorme tra le piume non sono più belli dei sogni di chi dorme per terra?
Un'esagerazione è una verità che ha perso la calma.
Non puoi ridere ed essere scortese al tempo stesso.
Un timido insuccesso è più nobile di un successo sfacciato.
Colui che ascolta la verità non è da meno di chi dice la verità.
Il più loquace è il meno intelligente, e vi è solo una minima differenza tra l'oratore e il battitore d'asta.
Ogni pensiero che ho imprigionato in espressione deve liberarsi nelle mie azioni.
Il primo bacio.
È il primo sorso che si beve dalla coppa del nettare della vita, che la dea ha riempito per noi. È la linea divisoria tra il dubbio che intrica lo spirito e rattrista il cuore, e la certezza che inonda di gioia l'io. È il primo inizio del canto della vita e il primo atto del dramma dell'Uomo considerato nella sua Idea. È il vincolo che unifica l'estraneità del passato con la luminosità del futuro; il nesso tra il silenzio dei sentimenti e il loro canto dispiegato. È una parola espressa da quattro labbra che dichiarano il cuore un trono, l'amore un re, e la fedeltà una corona. È il tenero tocco delle delicate dita di una brezza sulle labbra della rosa, che s'esprime in un sorriso di appagamento e in un dolce gemito.
È l'inizio di quella magica vibrazione che trasporta gli innamorati dal mondo dei pesi e delle misure al mondo dei sogni e delle rivelazioni.
È l'unione di due fiori odorosi; e la mescolanza delle loro fragranze verso la creazione di una terza anima.
Come il primo sguardo è come un seme che la dea ha lanciato nel campo del cuore umano, così il primo bacio è il primo fiore dell'estremità del ramo dell'Albero della Vita.
Voi lavorate per stare al passo della terra e dell'anima della terra.
Giacché essere pigri è estraniarsi dalle stagioni, uscire dalla processione della vita che solenne e in fiera sottomissione avanza verso l'infinito.
Quando lavorate siete un flauto nel cui cuore il mormorio delle ore diviene musica.
Chi tra voi ambirebbe essere una muta canna silente, quando ogni altra cosa canta all'unisono?
Sempre vi è stato detto che il lavoro è una maledizione e la fatica una sventura.
Ma io vi dico che lavorando esaudite una parte del sogno più remoto della terra, a voi affidato allorché quel sogno nacque,
e sostenendovi con la fatica voi in verità state amando la vita,
così, l'amarla sforzandovi nel lavoro è entrare in comunione col suo più riposto segreto.
Ma se nella vostra pena definite il nascere un'afflizione e il sostentamento della carne una maledizione scritta in fronte, allora vi rispondo che nulla fuorché il sudore della fronte potrà cancellare quel che vi sta scritto.
Vi è stato anche detto che la vita è tenebra, e nella stanchezza fate eco a ciò che gli stanchi han detto.
Ma io vi dico che la vita è invero tenebra se manca il desiderio.
E ogni desiderio è cieco se manca la conoscenza,
e ogni conoscenza è vana se manca il lavoro,
e ogni lavoro è vuoto se manca l'amore;
e quando lavorate con amore voi vincolate voi stessi a voi stessi, e l'uno all'altro, e a Dio.
Cos'è, lavorare con amore?
È tessere un panno con fili del vostro cuore, come se quel panno fosse per chi voi amate.
È costruire con affetto una casa, come se ad abitarvi dovesse entrarci chi voi amate.
È spargere i semi con tenerezza e poi raccogliere nella gioia, come se a mangiare di quei frutti dovesse essere chi voi amate.
È impregnare tutto ciò che voi fate con un alito del vostro spirito,
sapendo che tutti i venerati morti vi stanno intorno e v'osservano.
Sovente vi ho sentiti dire, come parlando nel dormiveglia: "Colui che lavora il marmo e scavandolo trova l'immagine della propria anima, è più nobile di chi ara la terra.
E colui che afferra l'arcobaleno e lo stende su una tela nell'effigie dell'uomo, vale più di chi foggia i nostri calzari".
Ma io vi dico, non nel dormiveglia ma nel desto e vigile fulgore del meriggio: il vento parla con dolcezza eguale alla quercia gigante e all'ultimo dei fili d'erba;
grande è soltanto colui che trasforma la voce del vento in un canto reso più dolce dal proprio amore.
Il lavoro è amore visibile.
E se non potete lavorare con amore ma solo con disgusto, meglio allora che l'abbandoniate andandovi a sedere ai cancelli del tempio per ricevere l'elemosina da chi lavora con gioia.
Se difatti cuocete il pane nell'indifferenza, voi preparate un pane amaro che poco sfama l'uomo.
E se di malavoglia pigiate l'uva, nel vino il vostro sentimento distilla un veleno.
E se pure cantate come angeli, ma senza amare il canto, rendete l'uomo sordo alle voci del giorno e a quelle della notte.