Scritta da: Francesca Borneto
in Frasi & Aforismi (Libri)
Tornare a Kabul era come imbattersi in un vecchio amico e scoprire che la vita era stata impietosa con lui, privandolo di tutto.
dal libro "Il cacciatore di aquiloni" di Khaled Hosseini
Tornare a Kabul era come imbattersi in un vecchio amico e scoprire che la vita era stata impietosa con lui, privandolo di tutto.
Laila aveva imparato una verità fondamentale sul tempo: come la fisarmonica sulla quale il padre di Tariq a volte suonava vecchie canzoni pashtun, il tempo si dilatava e si contraeva a seconda dell'assenza o della presenza di Tariq.
Come un amante dell'arte che fugge da un museo in fiamme, afferrava tutto ciò che poteva uno sguardo, un gemito, un sussurro – perché non andasse distrutto, perché potesse essere conservato. Ma non esistono fiamme più inesorabili di quelle del tempo e Laila alla fine non riuscì a salvare tutto.
Ben oltre le idee di giusto o sbagliato c'è un campo. Ti aspetterò laggiù.
So che, quando questa guerra sarà finita, l'Afghanistan avrà forse più bisogno di donne che di uomini. Perché una società non ha nessuna possibilità di progredire se le sue donne sono ignoranti, nessuna possibilità.
Ma ciò che a Laila bruciava, era che la mamma non si era guadagnata il diritto di avere ragione. Sarebbe stata una cosa diversa se fosse stato Babi a sollevare il problema. Tutti quegli anni lontana, rinchiusa nella sua stanza, senza curarsi mai di dove sua figlia andasse, chi incontrasse e cosa pensasse... Era ingiusto. Sentiva di non valere molto di più di tutte quelle pentole e padelle, di essere qualcosa che poteva essere ignorato e su cui poi, capricciosamente, vantare di nuovo dei diritti, a seconda dell'umore.
Ho perso il privilegio del tuo affetto molto tempo fa e di questo devo rimproverare solo me stesso.
"Tu hai paura, Nana" avrebbe potuto dirle. "Hai paura che io possa trovare la felicità che tu non hai mai conosciuto. E non vuoi che io sia felice. Non vuoi che io abbia una vita felice. Sei tu ad avere un cuore spregevole."
Imparai che il mondo non vede la tua anima, che non gliene importa un accidente delle speranze, dei sogni e dei dolori che si nascondono oltre la pelle e le ossa. Era così: semplice, assurdo e crudele.
Sohrab: "Una volta quando ero molto piccolo, mi sono arrampicato su un albero ed ho mangiato delle mele verdi, acerbe. La pancia mi si gonfiò e divenne dura come un tamburo. Mi faceva male. La mamma mi spiegò che se avessi aspettato che le mele fossero mature, non mi sarebbe successo niente. Così adesso quando desidero molto qualcosa, penso alle mele".