Scritta da: Alice Caramella
in Frasi & Aforismi (Amore)
Chi ti ama c'è sempre, ancora prima di, prima di conscerti.
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Chi ti ama c'è sempre, ancora prima di, prima di conscerti.
Le illusioni sono vane creature, subdole cortigiane del nostro immaginario che dicisalveolano da noi stessi, condannandoci al nulla.
Ricordo d'aver pensato che niente può salvarci da noi stessi, e che l'indulgenza è un frutto che cade a terra già cariato. Avevo tolto la briglia a quei pensieri indecenti, e adesso ero inutile come un cecchino morto.
Per me, la vita è un giorno, uno solo, dall'alba al tramonto, e amen.
I barboni sono randagi scappati dalle nostre case, odorano dei nostri armadi, puzzano di ciò che ci manca. Perché forse ci manca quell'andare silenzioso totalmente libero, quel deambulare, perplesso, magari losco, eppure così naturale, così necessario, quel fottersene del tempo meteorologico e di quello irreversibile dell'orologio. Chi di noi non ha sentito il desiderio di accasciarsi per strada, come marionetta, gambe larghe sull'asfalto, testa reclinata sul guanciale di un muro? E lasciare al fiume il suo grande, impegnativo corso. Venirne fuori, venirne in pace. Tacito brandello di carne umana sul selciato dell'umanità.
Il rapporto con i libri nobilita le mie giornate.
È una fuga dalle cose che non vanno nell'esistenza quotidiana, dalla malignità, dalla brutalità, dalla fatica.
È un viaggio dentro te stessa in cui ritrovi un'altra te stessa.
E adesso sapevo che non ero cambiato, che ero sempre lo stesso, e che forse non si cambia, Angela, semplicemente ci si adatta.
Non si può spiegare l'amore. Esso è solo, s'inganna e fatica in se stesso.
Ma tu non morire, Angela, non morire prima che tua madre sia atterrata. Non lasciare che la tua anima attraversi le nuvole che lei sta guardando serena. Non tagliare la rotta del suo aereo, resta, figlia nostra. Non ti muovere.
Qualche volta tu e i tuoi amici attraversate a piedi l'isolato e vi interrate in quel pub all'angolo, quel budello fumoso sotto il livello della strada. Ho infilato gli occhi, una volta, dall'alto, dentro una di quelle finestre basse sul marciapiede, vi ho visti ridere, abbracciarvi, schiacciare le cicche nei posacenere. Ero un cinquantacinquenne elegante e solo a spasso nella notte e voi eravate lì in basso oltre quelle finestrelle con le grate dove i canisi fermano a odorare, eravate così giovani, così serrati. Siete bellissimi, Angela, volevo dirtelo. Bellissimi. Vi ho spiati, vergognandomi quasi, con la stessa curiosità con cui un vecchio guarderebbe un bambino che scarta un dono. Sì, vi ho visti scartare la vita, là sotto, in quel pub denso di fumo.