Scritta da: Giusva Iannitelli
Noi lasciamo una macchia, lasciamo una traccia, lasciamo la nostra impronta.
dal libro "La macchia umana" di Philip Roth
Noi lasciamo una macchia, lasciamo una traccia, lasciamo la nostra impronta.
E poiché non dimentichiamo le cose solo perché non contano, ma le dimentichiamo anche perché contano troppo (perché ciascuno di noi ricorda e dimentica secondo uno schema labirintico che rappresenta un segno di riconoscimento non meno caratteristico di un'impronta digitale), non c'è da meravigliarsi se le schegge di realtà che una persona terrà in gran conto come parti della propria biografia potranno sembrare a qualcun altro che, diciamo, ha per caso consumato diecimila cene allo stesso tavolo da cucina, una deliberata escursione nella mitomania.
La paura domina questi ricordi, un'eterna paura. Certo, nessuna infanzia è priva di terrori, eppure mi domando se da ragazzo avrei avuto meno paura se Lindbergh non fosse diventato presidente o se io stesso non fossi stato di origine ebraica.
Ma scegliere di prolungare lo scandalo perpetuando la protesta? Dappertutto la mia stupidità e la mia follia.
Quando si pubblica un libro, diventa il libro del mondo intero, perché è il mondo a pubblicarlo.
Ognuno difende l'altro dal resto del mondo, ognuno rappresenta per l'altro il resto del mondo.
É più facile morire per le masse, che viverci insieme.