Le migliori frasi di Primo Levi

Scrittore, partigiano, chimico e poeta, nato giovedì 31 luglio 1919 a Torino (Italia), morto sabato 11 aprile 1987 a Torino (Italia)
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Scritta da: Silvana Stremiz
Ma può anche capitare che uno scriva delle cose, appunto, pasticciate e inutili (e questo accade sovente) e non se ne accorga o non se ne voglia accorgere, il che è ben possibile, perché la carta è un materiale troppo tollerante. Le puoi scrivere sopra qualunque enormità, e non protesta mai: non fa come il legname delle armature nelle gallerie di miniera, che scricchiola quando è sovraccarico.
Primo Levi
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    Scritta da: Rubyna
    Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere quest'offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati in fondo. Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c'è, e non è pensabile. Nulla è più nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga.
    Primo Levi
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      Scritta da: Rubyna
      I "salvati" del Lager non erano i migliori, i predestinati al bene, i latori di un messaggio: quanto io avevo visto e vissuto dimostrava l'esatto contrario. Sopravvivevano di preferenza i peggiori, gli egoisti, i violenti, gli insensibili, i collaboratori della "zona grigia", le spie. Non era una regola certa (non c'erano, né ci sono nelle cose umane, regole certe), ma era pure una regola. Mi sentivo sì innocente, ma intruppato tra i salvati, e perciò alla ricerca permanente di una giustificazione, davanti agli occhi miei e degli altri. Sopravvivevano i peggiori, cioè i più adatti; i migliori sono morti tutti.
      Primo Levi
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        I mostri esistono, ma sono troppo pochi per essere davvero pericolosi. Sono più pericolosi gli uomini comuni, i funzionari pronti a credere e obbedire senza discutere... Occorre dunque essere diffidenti con chi cerca di convincerci con strumenti diversi dalla ragione, ossia i capi carismatici: dobbiamo essere cauti nel delegare ad altri il nostro giudizio e la nostra volontà.
        Primo Levi
        Composta martedì 2 febbraio 2010
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          Scritta da: Rubyna
          Erano cento
          Erano cento uomini in arme.
          Quando il sole sorse nel cielo,
          Tutti fecero un passo avanti.
          Ore passarono, senza suono:
          Le loro palpebre non battevano.
          Quando suonarono le campane,
          Tutti mossero un passo avanti.
          Così passò il giorno e fu sera,
          Ma quando fiorì in cielo la prima stella,
          Tutti insieme fecero un passo avanti.
          "Indietro, via di qui, fantasmi immondi:
          Ritornate alla vostra vecchia notte":
          Ma nessuno rispose, e invece.
          Tutti in cerchio, fecero un passo avanti.
          Primo Levi
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            Scritta da: Sylvia Drago
            Voi che vivete sicuri
            nelle vostre tiepide case,
            voi che trovate tornando a sera
            il cibo caldo e visi amici:
            considerate se questo è un uomo
            che lavora nel fango
            che non conosce pace
            che lotta per mezzo pane
            che muore per un sì o per un no.
            Considerate se questa è una donna,
            senza capelli e senza nome
            senza più forza di ricordare
            vuoti gli occhi e freddo il grembo
            come una rana d'inverno.
            Meditate che questo è stato:
            vi comando queste parole.
            Scolpitele nel vostro cuore
            stando in casa andando per via,
            coricandovi alzandovi;
            ripetetele ai vostri figli.
            O vi si sfaccia la casa,
            la malattia vi impedisca,
            i vostri nati torcano il viso da voi.
            Primo Levi
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              Forse, quanto è avvenuto non si può comprendere, anzi, non si deve comprendere, perché comprendere è quasi giustificare. Mi spiego: "comprendere" un proponimento o un comportamento umano significa (anche etimologicamente) contenerlo, contenerne l'autore, mettersi al suo posto, identificarsi con lui. Ora, nessun uomo normale potrà mai identificarsi con Hitler, Himmler, Goebbels, Eichmann e infiniti altri. Questo ci sgomenta e insieme ci porta sollievo: perché forse è desiderabile che le loro parole (e anche, purtroppo, le loro opere) non ci riescano più comprensibili. [...] Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre.
              Primo Levi
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