Scritta da: Scyna Suffiotti
Per essere desiderata non devi spogliarti lentamente, ma devi raccontarti lentamente.
Composta nel 2013
Per essere desiderata non devi spogliarti lentamente, ma devi raccontarti lentamente.
Ho una borsa piena di passi nell'ignoto.
Il mio Dio è arrivato scalzo: aveva i piedi di un fanciullo e gli occhi fragili di una madre che aveva pianto, guardava oltre, senza dirmi una parola; profumava di mare e ad ogni mia richiesta mi rispondeva con un sorriso. Un giorno chiesi al mio Dio: dove ti posso pregare? E lui mi rispose: ho bisogno di piccoli gesti, ho bisogno che tu cammini su di me leggera e ti accorga che la mia chiesa è la volta celeste i miei altari sono montagne di boschi, gli animali i miei angeli. Tu stai vivendo in me ed io in te. Non ho bisogno di parole. Ho bisogno di silenzi d'amore.
Le lacrime più amare sono quelle che non hai saputo versare.
Arthur: a te sola dedico questa notte, volteggio con la tua anima, questo silenzio di coppa d'acqua stellata, innalzala nelle tue mani, bevila con gli occhi e con la bocca, io ne sono parte, falla entrare nelle tue vene così che arda della stessa luce come nel mio sangue. Prendi questa notte, mia passione, trovami in essa, questa notte è nostra, tua. La offro al tuo sguardo di nuvola, la do al tuo seno, te la lascio nelle mani e tra i capelli come mazzo di fiordalisi, fanne un vestito di acqua blu, lasciati avvolgere con la sua rete tremante, distenditi vicino a me, toccami e coprimi con questo tessuto stellato di fuoco e d'ombra, chiudi gli occhi così che m'addormenti sognandoti ancora e ancora.
Elisabeth: sono di aurora morbida, quella di giugno quella che tutto sazia quella che fa vivere le rose e fa germogliare le bocche di fragola. Il mio tocco leggero e tremante ti sfiora gli occhi, il naso e le labbra, che socchiuse cercano il mio liquido di vita; mi riverso su di te come onda calma di seta e di battiti tondi e forti ti rivesto. La notte non è mia, ma la mia anima la possiede da generazioni. Sa cantare alle stelle e il buio è la sua voce: sarò per te la canzone del silenzio, la vibrazione dell'aria quando l'athena muove le ali per librarsi in volo famelica, cercando te.
Le donne della mia isola hanno occhi di ossidiana profondi e magici, i loro capelli morbidi e corposi sono come piume di poiana che al sole estivo risplendono come fili di rame ed ottone, il loro corpo è sinuoso caramello. A loro la mia isola le ha fatte con la pancia e con il cuore, mentre a me disse alla mia nascita: ti darò il mare negli occhi e del mare porterai la sua calma smeraldina come il grigio indaco della sua furia, sarai chiara come le nuvole d'aprile e avrai i suoni dei miei animali nella tua mente, ti donerò i miei venti e le ginestre selvatiche che profumano le scogliere, ti porgerò gioie ma come è per me non ti solleverò dal dolore né dai dispiaceri. Ed è in questo istante che la voce di mia madre si fuse con la voce della mia terra.
Concedimi di peregrinare tra i petali di una rosa e i miei passi saranno rugiada.
Nessuno sa dove vivono i sogni, perché arrivano da soli, come se avessero sempre alloggiato al tuo fianco.
Fermo lo sguardo su un oggetto, io immobile spettatrice, vedo scorrere il futuro, cerco di trattenere il presente per un attimo solo, ma sento che è già passato.
Ci sono quei giorni dove tutto è pesante, come se avessi sabbia nel cuore.