Scritta da: Vincenzo Cerrato
Siate più coerenti. Iniziate ad essere le frasi che screenshottate.
Composta domenica 26 agosto 2018
Siate più coerenti. Iniziate ad essere le frasi che screenshottate.
Io mi sento più vicino alla poesia, che alla vita.
La mia è una Repubblica democratica fondata sull'Amore.
Si dice che l'amore sia un ossimoro, un'iperbole, una metafora, un eufemismo, una paromeòsi, un'allitterazione, un sarcasmo bucolico, una diafora ermetica, un concetto tautologico da poter sembrare preterizione. C'è chi usa tanti appellativi. Io, la chiamo poesia.
Il tuo ricordo, come nebbia nella mia mente, si dirada. Ti sto dimenticando. E si sgualcise il cuore. Ciò che mi addolora non è il dimenticati, ma se ciò sta accadendo a me che t'ho voluta fino a stanotte, soffro perché so che in te non v'è stato alcun ricordo di me. Una lacrima.
Sto in uno stato di poesia quiescente.
Una donna non la si dovrebbe importunare. Ma che fare, allora, quando quest'ultima ti importuna il sonno?
Perché in fondo mai nessuno si è seduto di fianco al Lupo nero dicendogli: "Ciao, come stai?"
Nessuno mai è andato da Grimilde e, stringendola al petto, le sussurrava: "Sei bellissima."
Nessuno ha detto a Mangiafuoco: "Ti voglio bene, papà."
Nessuno mai ha offerto una rosa rossa alla Regina di cuori esclamando: "Ho perso la testa per te."
Nessuno è stato tanto cortese con Capitan Uncino da chiedergli: "Serve una mano?"
Nessuno ha mai afferrato con brutale passione Maga Magò dicendole: "Scommettiamo che ti bacio."
Nessuno mai ha spogliato Crudelia De Mon e tra le lenzuola, con impercettibili parole, le ha detto: "Adoro l'odore della tua pelle."
Nessuno nasce, diventa o è malvagio.
A volte ciò che noi definiamo "cattiveria" non è altro che l'amara malinconia di una mancanza. Di un vuoto interiore che è difficile da colmare. Di una assenza che sembra non mutare mai.
Alle volte uno sembra cattivo e invece vuole solo sentirsi dire "Ti voglio bene."
Stuprami l'anima se vuoi, stuprala se devi. Lasciala offesa, priva di vesti, nuda, come donna del peccato. Inerme, accasciarsi nel fango dello sgomento tra mille sguardi aculei. Che sentenzino. Lascia che cancrenizzino le ferire sotto un cielo stellato di lacrime. Stuprami l'anima, a patto che ogni cicatrice diventi nuovo verso.