La lingua era la cosa che più gli era piaciuta.
Piccola, rossa, mite e improvvisamente piena di
nervi e di sangue come lei.
Ore di baci. Nei parchi, contro i muri, come gli
adolescenti quando cominciano a provare, a
sondare un altro corpo dentro. Vermi caldi,
incollati di torpore, che si lasciano cadere,
scivolare. Lui s'infilava in quella bocca e ci
cadeva, muoveva la lingua come una pala nella
polenta. Te ne andavi, diventavi umido e pieno di
fiamme. Crescevi insieme alla saliva. Non eri più
il povero stronzo di una settimana prima. Perché
lei ti voleva come una sanguisuga, come una
pianta cerca il sole. Come tutte le cose stupide
che si cercano nel mondo semplicemente per
vivere.
Si staccavano per poco e si guardavano,
soddisfatti. Di niente. Di quel ruminare. Poi
tornavano al lavoro. Come operai sudati. Perché
di quello si trattava. Fondamenta di saliva per un
amore.
dal libro "Nessuno si salva da solo" di Margaret Mazzantini
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