Mi precipito a scrivere un pensiero - (siete arrivati appena all'inizio di questa lettura, e apro la presente parentesi, solo dopo aver concluso le prossime frasi, create dagli stralci di quei pensieri che mi sembravano interessanti, in una prima luce tra uno spiraglio, che un carpe diem non ha acceso) - però sfuggirà quasi interamente a questo foglio e alla mia stessa mente; è solito sfuggire quanto dell'acqua raccolta, che non si fa rinchiudere mai. I pensieri si disperdono come gocce nel mare. Un errore di battitura corrisponde a una via della memoria sbarrata di fronte al futuro che "era" o sarebbe stato. Lo definirei un lapsus "di tempo".
Detto altrimenti, meno in sintesi personale, c'è un solo tempo ovvero una sola occasione per far avvenire o accadere qualcosa, come la scrittura sia teorica che pratica di un pensiero. Quindi pare esserci una parte infinitesimale di tempo per ogni cosa. Il resto, che non rimane nella memoria, si perde nell'oblio di strade interrotte, sul nascere. Anche se qualche pensiero, poi può riemergere.
In effetti proprio adesso, non ricordo più.
Composto mercoledì 8 febbraio 2017
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