in Frasi & Aforismi (Libri)
Lei per me è stata una casa con il tetto di vetro: posso osservare il cielo sentendomi al sicuro.
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Lei per me è stata una casa con il tetto di vetro: posso osservare il cielo sentendomi al sicuro.
Caro amico,
ho deciso di scriverti perché le ho sentito dire che sei uno che ascolta e che capisce, e perché non hai cercato di portarti a letto quella persona, alla festa, anche se avresti potuto.
Silvia per me è come la corda del funambolo: quando sono felice ci danzo con un ombrellino colorato, e quando sono triste mi ci aggrappo.
Nel mio sistema, la forma dei chorus del blues è limitata dalla misura delle pagine del notes da taschino su cui li ho scritti-come il numero prestabilito delle battute nei chorus del jazz-blues-, perciò a volte il senso delle parole può, o no, proseguire da un chorus all'altro, proprio come il senso della frase musicale nel jazz può, o no, estendersi armonicamente da un chorus all'altro, col risultato che, in questi blues come nel jazz, la forma è determinata dal tempo oltre che dallo spontaneo fraseggiare e armonizzarsi del musicista col battere del tempo che si accavalla e si accavalla in chorus misurati. Insomma deve essere tutto un continuo ad lib. in ogni chorus, altrimenti la ciambella riesce senza buco.
Brida pianse, ignorando il motivo delle proprie lacrime.
Narra una leggenda cinese di due amanti che non riescono mai a unirsi.
Si chiamano Notte e Giorno. Nelle magiche ore del tramonto e dell'alba gli amanti si sfiorano e sono sul punto di incontrarsi, ma non succede mai.
Dicono che se fai attenzione, puoi ascoltare i lamenti e vedere il cielo tingersi del rosso della loro rabbia. La leggenda afferma che gli Dei
hanno voluto concedere loro qualche attimo di felicità; per questo hanno creato le eclissi, nel corso delle quali gli amanti
riescono a unirsi e fanno l'amore.
Ora abbiamo capito che non ci incontreremo mai più, che siamo condannati a vivere separati, che siamo la Notte e il Giorno.
Il mio centro è dentro di me.
L'ossessione del suicidio è propria di colui che non può né vivere né morire, e la cui attenzione non si allontana mai da questa duplice impossibilità.
Vide che Anna era ebbra del vino dell'esaltazione che lei stessa aveva suscitato. Conosceva questa sensazione e conosceva i suoi sintomi, e li vide in Anna: vide il fulgore tremante e balenante negli occhi, e il sorriso di felicità e di eccitazione che involontariamente le piegava le labbra, e la grazia misurata, la sicurezza e la leggerezza dei movimenti.
La conoscenza è un tesoro, ma la pratica è la sua chiave.