Scritta da: Marianna Mansueto
in Frasi & Aforismi (Saggezza)
Stima te stesso e sarai stimato.
dal libro "Il conte di Montecristo" di Alexandre Dumas
Stima te stesso e sarai stimato.
Ciascun uomo ha la sua passione che lo rode internamente, nel fondo del cuore, come ciascun frutto ha il suo verme.
Quando mio padre cospirava, non era per l'Imperatore, ma contro i Borboni, perché mio padre aveva in sé questo di terribile, che non combatté mai per le utopie non realizzabili, ma per le cose possibili, e applicò alla riuscita di queste le terribili teorie della Montagna, senza indietreggiare di fronte a qualunque ostacolo.
Si ama sempre ciò che nuoce.
Si ma di prigione si esce, e quando si esce di prigione, e si porta il nome di Edmondo Dantès, uno si vendica.
"Guardate come vi ho portato fortuna!" Disse Morrel quando fu solo con il conte. "Non ci avete pensato?"
"Si, certo" disse Montecristo "ed ecco perché vorrei sempre tenervi vicino a me".
"Andate" disse lentamente il conte "andate, amico caro... ma di grazia, se trovaste qualche ostacolo, ricordatevi che ho del potere in questa società e che sono felice d'impegnare questo potere a profitto delle persone che amo, io vi amo moltissimo, Morrel..."
"grazie" disse il giovane "me ne ricorderò come i bambini egoisti si ricordano dei genitori quando ne hanno bisogno. Quando avrò bisogno di voi, e forse questo momento verrà, verrò da voi, conte."
Mio padre, signore, vedeva in quest'azione un miracolo. Mio padre credeva ad un benefattore uscito per noi dalla tomba. Oh qual commovente sentimento, signore, era questo... e mentre io stesso non ci credevo, ero ben lontano dal voler distruggere questa fede nel suo nobile cuore! Così quante volte ci pensava, pronunciando a bassa voce un nome, nome di un amico molto caro, il nome di una amico perduto! E quando fu vicino a morte, quando l'approssimarsi dell'eternità ebbe dato al suo spirito qualche cosa della chiaroveggenza della tomba, questo pensiero, che fino ad allora non era che un dubbio, divenne convinzione, e le ultime parole che pronunziò morendo furono queste: "Massimiliano, egli era Edmondo Dantes!"
Non vi è né felicità né infelicità a questo mondo, è soltanto il paragone di uno stato ad un altro, ecco tutto. Quegli solo che ha provato l'estremo dolore è atto a gustare la suprema felicità. Bisognava aver bramato la morte, Maximillien, per sapere quale bene è vivere. Vivete dunque e siate felici, figli prediletti del mio cuore, e non dimenticate mai che, fino al giorno in cui Iddio si degnerà di svelare all'uomo l'avvenire, tutta l'umana saggezza sarà riposta in queste due parole: aspettare e sperare.