Scritta da: Rea
Ho un amore che mi prende stomaco, reni, intestino e fegato. Ho qualcosa che brucia e che consuma.
Composta sabato 19 giugno 2010
dal libro "Il mondo nei tuoi occhi. Due storie di un amore" di Loredana Frescura
Ho un amore che mi prende stomaco, reni, intestino e fegato. Ho qualcosa che brucia e che consuma.
L'amore che viene è devastante. Non è solo una tempesta. È una bomba che ti fa rimanere senza udito, né vista; che cancella il senso del tempo. Sparisce ogni cosa. Spariscono i colori e gli odori e i sapori. Sparisce ogni altro essere umano e rimani solo a contemplare il nulla. È terribile. L'amore che viene. È bellissimo. Tutto quello che non è mai stato e tutto quello che verrà è un sogno. L'amore che viene. Non esiste il presente. Niente presente né del modo indicativo né del congiuntivo. Al massimo il condizionale.
È questo l'amore? È così? Le cose che vanno a posto da sole. Per incanto. Un puzzle di un miliardo di tessere che un attimo prima è un mucchio enorme di pezzi di cartone grigi da una parte e colorati dall'altra, una promessa impossibile da mantenere di forme e di colori. E un attimo dopo un castello incantato in una foresta, o una barriera corallina piena di pesci di tutte le forme e di tutti i colori. E ti chiedi come mai non l'hai mai visto prima, che i pezzi si incastravano così bene. Come hai fatto a non vedere in quel mucchio di pezzi il puzzle finito. E non è costato fatica. Ma allora perché succede così di rado? E allora anche toccarsi, baciarsi diventano la cosa più semplice e naturale del mondo. Sembra quasi che le mani sappiano da sole dove andare. Le tue e le sue. Non c'è bisogno di guidarle. Allora è così essere innamorati. È il mondo che gira in perfetta armonia con te. È essere seduto al bar con il sole che ti scalda ma non troppo, e vedere che tutto, tutto, ma proprio tutto, le persone nella piazza, le nuvole nel cielo, gli sbuffi di vento, i colombi che becchettano, le formiche che trasportano le briciole sono al posto giusto. Che anche quella pietruzza incastrata tra un cubetto di porfido e l'altro deve essere proprio lì e non in un altro posto. È così semplice. E così difficile.
Però chi ama farebbe di tutto per non far soffrire il suo amore, anche magari scrivere poesie che non sa scrivere o cambiare la parte del suo mondo o forse cambiare il colore della luna perché diventi il colore dei suoi occhi [...] o solo avere il coraggio di chiamare amore ciò che lo è.
Oddio. L'ho detto.
Innamorato.
Come se fosse scritto in grassetto.
Innamorato.
O gridato in maiuscolo.
Innamorato!
Ma lo sapevo già. Non mi ero mai sentito così. Posso anche indicare con esattezza il momento in cui è successo.