Scritta da: Clocci
Gil-galad sugli Elfi soleva regnare:
Tristi cantano ora i menestrelli
I giorni ancor liberi e belli
Del suo regno tra i Monti e il Mare.

La sua lancia era aguzza, la sua spada tagliente,
E da lungi il suo elmo splendeva possente.
Migliaia di stelle che in cielo raggiavano
Nel suo scudo d'argento si rispecchiavano.

Ma mille anni fa egli cavalcò via,
E nessuno oggi sa dov'egli adesso sia;
E la sua stella cadde nelle tenebre profonde,
A Mordor dove la cupa ombra si diffonde.
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    "Saruman", dissi, allontanandomi da lui, "una mano sola alla volta può adoperare l'Unico, e lo sai bene; non darti dunque la pena di dire noi! Ma non te lo direi mai, no; e non ti darei nemmeno informazioni ora che conosco le tue mire. Eri capo del Consiglio ma ti sei finalmente smascherato. Ebbene, la scelta era di sottomettermi a Sauron, o a te. Non accetto né l'una né l'altra. Hai altro da propormi?" Egli era ora freddo e pericoloso. "Sì", disse. "Non mi aspettavo saggezza da parte tua, neppure nel tuo proprio interesse; ma ti ho dato l'opportunità di aiutarmi volontariamente, risparmiando in tal modo a te stesso inquietudine e sofferenze. La terza scelta è di rimanere qui, sino alla fine".
    "Sino a quale fine?"
    "Fin quando non mi avrai rivelato dove si trova l'unico; forse scoprirò qualche buon metodo per persuaderti. O fin quando l'Anello non venga ritrovato tuo malgrado, ed il Dominatore potrà allora interessarsi di faccende meno serie; escogitare, per esempio, un'idonea ricompensa per l'insolenza di Gandalf il Grigio".
    "Questa potrebbe non rivelarsi una delle faccende meno serie", dissi. Lui mi rise in faccia, perché le mie parole erano vuote, e lo sapeva.
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