Scritta da: Andrew Ricooked
Non ho né soldi, né risorse, né speranze. Sono l'uomo più felice del mondo. Un anno, sei mesi fa, pensavo di essere un artista. Ora non lo penso più, lo sono.
Composta mercoledì 16 novembre 2011
Non ho né soldi, né risorse, né speranze. Sono l'uomo più felice del mondo. Un anno, sei mesi fa, pensavo di essere un artista. Ora non lo penso più, lo sono.
Ogni cosa si sopporta: sfacelo, umiliazione, miseria, guerra, delitto, ennui nella fiducia che dalla sera alla mattina accada qualcosa, un miracolo, che si renda sopportabile la vita.
Si era estinto il mio mondo di esseri umani; ero completamente solo al mondo, e per amiche avevo le strade, e le strade mi parlavano in quella lingua triste, amara, composta di miseria umana, di desideri, di rimorsi, di fallimenti, di inutile fatica.
Parigi è come una puttana. Da lontano pare incantevole, non vedi l'ora di averla tra le braccia. E cinque minuti dopo ti senti vuoto, schifato di te stesso. Ti senti truffato.
Non so come, la constatazione che non c'era più nulla da sperare ebbe su di me un effetto salutare. Per settimane e mesi, per anni, anzi per tutta la vita, io avevo atteso che qualcosa succedesse, un evento intrinseco che alterasse la mia vita, e ora all'improvviso, ispirato dall'assoluta disperazione, d'ogni cosa, mi senti sollevato, mi sentii come se m'avessero tolto dalle spalle un grosso peso.
Si direbbe che ovunque vada, ci sia dramma. Gli uomini sono come i pidocchi, ti entrano sotto la pelle e vi si infossano. Tu gratti e gratti finché non ti esce il sangue, ma non riesci mai a toglierti la rogna. Dovunque vado, la gente fa scempio della sua vita. Ognuno ha la sua tragedia privata. È nel sangue, ora: sciagura, noia, pena, suicidio. L'atmosfera è satura di sfacelo, delusione, futilità. Gratta e gratta, finché non resta più pelle. Eppure, su di me l'effetto è esilarante. Invece d'esserne scoraggiato o depresso, mi diverto. Chiamo sciagure e ancora sciagure, calamità più grandi, più grandioso sfacelo. Voglio che tutto il mondo vada fuori sesto, che tutti si grattino a morte.