Chiaro fratello mio
capisco la tua rabbia scritta
come in passato
capivo la tua disperazione silenziosa.
È vero,
ormai ci sguazzo in quello che tu vedi.
Certo,
se ci ripenso,
tu ed io,
noi sempre contro,
ieri per gioco,
oggi nella vita,
era destino
forse.
Chiaro fratello mio di cuore puro,
quando giocavamo a calcio tu stavi sempre in porta,
noi a tirare rabbia,
calci e terra
ed il pallone,
spesso con l'intenzione più di farti male
che non per fare rete,
e tu a riparare a tutto e tutti,
ed un sorriso che mandava in bestia.
Ti offendevamo se ce le paravi,
ma dentro noi c'era la gioia per averti preso a pallonate faccia,
in pancia
o meglio ancora nelle palle.
C'era già un destino nel tuo ruolo,
essere preso a qualche cosa dalla vita,
prima il pallone,
poi tanti schiaffi,
e tutto io non so.
Caro fratello mio gonfio d'anima e virtù
ho letto cosa pensi e forse è vero
che qualcuno mi colpirà,
pensa,
vorrei che fossi tu
perché faresti un atto di giustizia.
Ti dico,
e credimi
che se toccasse a me averti qui davanti
stavolta sbaglierei la mira,
non come al calcio,
pur di non colpirti.
Chiaro fratello mio
giglio da sempre
è tardi per sputare il tuo pensiero,
ed anche se lo avessi fatto prima,
sarebbe stato inutile,
io servo il potere,
tu servi gli ideali,
se servi il potere al potere servi,
e ti mantiene.
Gli ideali non ti pagano mai niente,
fanno pagare tutto a te.
Dell'al di là non ho conferma,
e come sai nel mio mestiere ci vogliono le prove, anche false a volte,
se ti può servire.
Certo che se lo vedo come lo vedi tu
allora devo preoccuparmi,
ma di questo ti farò sapere allora.
È vero che ogni tanto penso,
e male,
ma quel guardare un po' dall'alto in basso,
quel potere,
confesso che mi fa sentire bene,
e tu lo sai quanto ci tenga a me,
al mio star bene,
in fondo sai non è difficile,
basta non pensare e fare.
A volte,
è vero sale la vergogna,
ma è cosa da poco,
e breve,
basta che guardi un po' più su,
c'è chi sta peggio di me,
come vergogna,
ma in fondo se è da tanto che son loro
o sono bravi
o siamo tutti fessi noi.
Io non domando,
mi domando,
ma molto poco,
giusto per ricordare l'uso del punto interrogativo.
Nell'obbligo di scelta,
io ho scelto,
l 'ho fatto prima,
in tempo,
tu hai sempre riflettuto,
rimandato,
il prima di allora è ormai tutto occupato,
il poi di allora è stato proprio cancellato.
Senza nessun rancore
chiaro e caro fratello,
per ora sono io che tiro il gioco
poi si vedrà
prega per me se vuoi,
male non mi fa.
Composta sabato 17 novembre 2012
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