Gli affranti di me stessa
Oscurità che conosco,
accoglimi tra le tue braccia
ho bisogno del tuo silenzio
della pace
perché il dolore
che mi porto addosso non tace.
Come sacchi di zolfo in miniera
lo trasporto dalla mattina alla sera,
un peso parassita,
di cui mi voglio liberare,
Cacciagallina che mi impone di restare,
sono stanca, ma non mi posso ribellare.
Ecco, il compagno Zi Scarda,
non gli importa se l'ora tarda
ed io Ciàula mi sento, impaurita
dalla notte sconosciuta,
non mi sono mai in te riconosciuta,
ho sempre preferito evitarti,
rifuggiandomi negli anfratti,
di me stessa
che solo io conosco,
sola, mi son forse persa,
ma ho scoperto una luce diversa.
Fuori vi è la luna.
Tu come una madre,
cullami,
troppe volte
mi perdo nell'ade,
assolvi l'anima,
ora che finalmente evade,
fuori scorge
un sorriso materno,
sul suo volto splendente
un rifugio,
come una bambina piango,
ma son lacrime di stupore,
affascinate dinanzi
a tanta bellezza protagonista
del cielo buio,
dopo tutto non spaventa,
non violenta,
non si muore.
Nella sua luce,
da essa colpita.
eppur ora non ha più paura,
ora al sicuro
tra le sue braccia
s'è assopita.
Composta martedì 4 giugno 2013
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