Il mio stato d'animo è tale che se anche fossi condannato a morte, continuerei a essere tranquillo e anche la sera prima dell'esecuzione magari studierei una lezione di lingua cinese per non cadere più in quegli stati d'animo volgari e banali che si chiamano pessimismo e ottimismo. Il mio stato d'animo sintetizza questi due sentimenti e li supera: sono pessimista con l'intelligenza, ma ottimista con la volontà.
"Il pessimismo della ragione, l'ottimismo della volontà" è, com'"apocalittici e integrati", una frase-slogan più a effetto che di sostanza. "Rebus sic stantibus" o "fluentibus" (Ernst Bloch: https://www.google.it/search?num=100&q="rebus+sic+fluentibus"), la realtà è sin qui tale da ricondurre ogni forma d'ottimismo alla "sindrome di Pollyanna" (https://it.wikipedia.org/wiki/Sindrome_di_Pollyanna). O depressi o psicotici, "tertium non datur". Certo, esistono molteplici casi misti e sia la depressione che la psicosi si possono manifestare con diversi gradi d'acuzie e gravità, tuttavia ancora nessuno ha mai trovato argomenti validi per una seria fondazione dell'ottimismo. Non è lecito ipotecare in negativo il futuro, ma è ancor più delirante sperare alla cieca, senz'alcun motivo concreto. Per il realista questa è una conclusione inoppugnabile, incontrovertibile, autoevidente.
Commenti