Credo d'aver compreso che felici lo si può essere solo nella semplicità. Felice è chi trova volgare il denaro e volge il suo sguardo altrove. Chi esprime col lavoro delle mani i propri voli pindarici della mente. Chi non trascura il cinguettio di una cincia di passaggio o la gioia schizzata sulla tela del mondo dall'esuberanza di un'ortensia. E noi siamo proprio come quell'ortensia capace di cambiare toni e intensità della corolla in base all'acidità del terreno. Parimenti ad essa, più veniamo irrorati d'amore e più ci vestiamo di gaiezza e vivacità. Insomma, m'illudo d'aver compreso che la felicità sia l'ombra dell'amore: un dono, raramente una conquista.
Composto sabato 24 giugno 2017
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