Scritta da: kicp3
E dei sentimenti non è così facile liberarsi come delle idee: queste vanno e vengono, ma i sentimenti rimangono.
dal libro "La noia" di Alberto Moravia
E dei sentimenti non è così facile liberarsi come delle idee: queste vanno e vengono, ma i sentimenti rimangono.
A chi è solo, Dio dona un cane. Il cane è la virtù che, non potendo farsi uomo, si è fatta animale.
Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia, la mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri.
Chi vive, quando vive, non si vede: vive. Se uno può vedere la propria vita, è segno che non la sta vivendo più: la subisce, la trascina.
Se uno sogna da solo, il suo rimane un sogno; se il sogno è fatto insieme ad altri, esso è già l'inizio della realtà.
Che cosa siamo se non l'ombra dei nostri sogni?
Narra una leggenda cinese di due amanti che non riescono mai a unirsi.
Si chiamano Notte e Giorno. Nelle magiche ore del tramonto e dell'alba gli amanti si sfiorano e sono sul punto di incontrarsi, ma non succede mai.
Dicono che se fai attenzione, puoi ascoltare i lamenti e vedere il cielo tingersi del rosso della loro rabbia. La leggenda afferma che gli Dei
hanno voluto concedere loro qualche attimo di felicità; per questo hanno creato le eclissi, nel corso delle quali gli amanti
riescono a unirsi e fanno l'amore.
Ora abbiamo capito che non ci incontreremo mai più, che siamo condannati a vivere separati, che siamo la Notte e il Giorno.
Se facciamo parte anche noi del destino stesso, vuol dire che forse possiamo influenzarlo in una maniera o nell'altra.
Camminando sulla sabbia lascio le mie orme ma non mi volto a guardarle non voglio vedere ancora il mio passato... Vado avanti verso il presente dove sto scrivendo il mio futuro...
Le donne beneducate non si servono mai nei confronti delle altre donne di frasi malevole. Come i selvaggi, esse lanciano delle frecce graziosissime, ricche di piume rosse, azzurre e verdi smeraldo, la cui punta è avvelenata. Esse, cioè, si servono di complimenti velenosi.