L'amore è sintonia, è ridere insieme della stessa cose, parlare nella stessa lingua, guardare con gli stessi occhi. L'amore è fatto di presente, mai di ricordi. Quando si inizia a pensare ai ricordi è il segnale che l'amore sta finendo. Alla fine senza nemmeno accorgertene, ti rendi conto che è tornato l'autunno e che la persona amata non potrà più essere un vento di primavera, allora ti distruggi illudendoti che non sarà così, che tornerà tutto esattamente come prima. E ci provi in ogni modo: tenti di fare le stesse cose di prima, peschi nella memoria i ricordi e cerchi di farli rivivere, ed è li che sbagli, perché la nave ormai è lontana, prosegue verso altri orizzonti. Non ci si deve ostinare a voler tornare indietro. Se c'è una speranza che le cose si sistemino, una sola minima speranza, va cercava nel presente, non nel passato.
Mattia, amore, incontrarti è stata la cosa più bella che mi potesse capitare. I tuoi occhi limpidi e sinceri hanno acceso una luce in me, che brilla e mi invade quando il tuo sguardo mi sfiora. Sentirmi amata da te mi ha fatto dimenticare tutte le mie insicurezze. Ogni volta che cadevo in qualche strano pensiero, tu mi hai aiutato a rialzarmi. Mi ascolti, mi proteggi, ti prendi cura di me, come se fossi la persona più speciale del mondo. Io ti guardo e capisco, capisco che sei unico e quando balli vedo comparire tutto il mondo fantastico che porti dentro di te. Te lo dico sempre e lo ripeto, tu non sei i questo mondo, sei un alieno travestito. L'ho capito subito, sia dai salti disumani che fai, sia dal tuo atteggiamento insolito. Auguro a chiunque di trovare una persona in grado di farla sentire come mi fai sentire tu. Sei il mio principe. Spero che questa settimana faccia capire a tutti chi è veramente Mattia. Spero che scoprano quale persona corretta, sincera e piena d'amore si nasconde dietro la tua timidezza. Esplodi, amore. Mostra a tutti chi sei. Non sai che piacere provo tutte le volte che, dopo essermi fatta male, tu ti prendi cura di me, tutte le volte che piango e mi asciughi le lacrime con le guance. Nessuno mi ha mai detto quello che mi ricordi tu ogni giorno, per questo spesso ho paura di non essere all'altezza. Ma poi sento che mi ami per quella che sono, con i miei mille difetti, perché il tuo cuore è grande e guarda dentro, riesce a spogliarmi completamente. E così voglio finire io, ricordandoti che ti amo, ti amo tanto.
Passarono le settimane e passarono i mesi. Ivan e Giada continuarono a vedersi, sempre allo stesso posto, sempre allo stesso orario, sempre con lo stesso intento. "Ehi Ivan..." sospirava Giada, sdraiata sulla spiaggia a pochi passi dal bagnasciuga, la testa poggiata sulle gambe del ragazzo e le mani sul proprio ventre. "Sì, Giada? Dimmi" rispondeva sempre lui, come se fosse la parte di un copione già scritto, e sorrideva mentre passava una mano tra i capelli cremisi di quell'angelo e fissava il cielo riflettersi nei suoi occhi, del solito colore così chiaramente indefinito. "Raccontami una storia..." e così scorreva il tempo, storie su storie, personaggi su personaggi, emozioni su emozioni, fino a quando il sole spariva in lontananza, purtroppo non sul mare bensì dietro le montagne, e veniva il turno della luna e di tutte le stelle, sue fedeli suddite, di specchiarsi negli occhi, spesso lucidi, di Giada Stella. Le storie di Ivan, poi, sembravano davvero infinite. Ne aveva scritte decine e decine ancor prima di incontrare quella splendida ragazza, alla quale continuava a raccontarle, ma adesso che il suo cuore era in subbuglio, giorno e notte, l'ispirazione sembrava non dargli pace. E scriveva, senza fermarsi mai se non per raccontare, raccontare a colei di cui si era innamorato quelle storie di cui lei si era innamorata. Storie d'amore, tantissime, storie tristi, storie forti, storie fantastiche, storie di vita vissuta. Storie. E da ognuna scaturiva un'emozione diversa, tante emozioni diverse, tantissime emozioni uniche. Una, due, tre, cinque, dieci, venti, trenta, quaranta, cinquanta, cento. Centoundici emozioni. "Ehi Ivan..." "Sì, Giada? Dimmi" "Raccontami una storia..." e lui raccontava di squallidi scenari, di ricordi trasfigurati dalla realtà, di verità nascoste, di canzoni di sottofondo a momenti fantastici, di ragazzini e ragazzine, di uomini e donne, di nonni e nonne, di navi d'oro, di Dio, di gente che si è amata e odiata e tradita, di limiti, di bocche baciate in discoteca senza un vero senso, di anni d'attesa passati ad adorare la stessa inesistente persona, di disperazione, di sogni disillusi, di pianti e di carezze. Di vita. Semplicemente. "Ehi Ivan..." "Sì, Giada? Dimmi" "Raccontami una storia..." "Ma certo..."