Scritta da: Federica Senna
I poveri ti guardano come un essere umano perché conoscono la vita.
dal libro "A sud di nessun nord. Storie di una vita sepolta" di Charles Bukowski
I poveri ti guardano come un essere umano perché conoscono la vita.
Molti vivono circondati dalle proprie balle, dalle bugie che continuiamo a raccontarci. Diventano come bolle di sapone che ci volteggiano intorno. Quando ci si fermano davanti agli occhi, falsano qualcosa, distorcono l'espressione. Ma noi viviamo facendo finta di niente, nella speranza che se ne vadano via da sole.
Ci sono giorni però, che le bolle diventano di marmo e non si può più fingere.
A volte ho la sensazione di essere solo al mondo. Altre volte lo so di sicuro.
Vola libera e felice, aldilà dei compleanni, in un tempo senza fine, nel per sempre. Di tanto in tanto noi c'incontreremo, quando ci piacerà, nel bel mezzo dell'unica festa che non può mai finire.
Perché l'importante è che tu sappia la verità. Finché non la sai, finché non la capisci veramente, puoi soltanto afferrarne qualche stralcio, o brandello, e non senza un aiuto dall'esterno: da macchine, uomini, uccelli. Ma ricordati che l'essere ignota non impedisce alla verità d'esser vera. Ciò detto disparve...
Ed è bello scoprire che di te, ti puoi ancora stupire.
C'è chi decide di rimanere a casa perché sta bene e non ha bisogno di andare a scoprire il mondo, e chi invece lo deve girare, provare, fare esperienza, per capire che magari non c'è niente di particolarmente nuovo. Ma per capirlo, ha bisogno di viaggiare.
Ogni uomo è un poeta.
Vorrei non doverci pensare, a volte vorrei sentire semplicemente quella sensazione che provo quando dormo nel sacco a pelo, guardando le stelle. Ma sinceramente mi piace anche molto starmene in casa, mi piacciono molto anche le lenzuola, profumate e pulite, la luce soffusa, il frigorifero, il forno, i tappeti, le candele e gli incensi, i miei libri, le fotografie, i piatti, le scodelle, i bicchieri, le tazzine, il latte, il caffè fatto con la moka, la doccia, la vasca da bagno, i cuscini, il computer, il suono del mio stereo, il videoregistratore, il suono del mio compleanno, il pavimento e il soffitto.
L'equilibrio, le carezze, il silenzio.
Nel tempo del dolore ti stringo a me e ti cullo e faccio mia la tua pena. Piango quando tu piangi e mi ribello quando ti ribelli. Insieme cerchiamo di arginare i fiumi di lacrime e le onde di disperazione, per proseguire insieme nella strada accidentale della vita.