Scritta da: Anna Pacelli
Sono uno di quei derelitti condannati all'eterno riso ma incapaci di sorridere.
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Sono uno di quei derelitti condannati all'eterno riso ma incapaci di sorridere.
Quale angelo mi sveglia dal mio letto di fiori?
Ti prego, grazioso mortale, canta ancora.
Il mio orecchio si è innamorato delle tue note
come il mio occhio è rapito dal tuo aspetto.
Il potere irresistibile della tua virtù mi spinge
fin dal primo sguardo a dirti, anzi a giurarti che t'amo.
Bacerò le tue labbra: c'è rimasto forse un po' di veleno a darmi morte.
Vi prego,
Quando narrerete questi
Tragici avvenimenti,
Parlate di me quale io sono;
Non attenuate nulla,
Non scrivete nulla per malizia.
Dovrete dire allora di uno che amò
Senza saggezza ma con troppo amore,
Di uno non facile alla gelosia,
Ma che istigato,
Giunse alla follia estrema
Di un uomo la cui mano,
Come farebbe un povero indiano,
Getto via una perla più
Preziosa di tutti i suoi tesori.
Ti ho immaginato tra le sue braccia: niente per me valeva più. Nessun sogno, nessun desiderio che le stelle bugiarde mi avevano promesso.
Ti ho immaginato tra le sue braccia: niente mi poteva consolare, e nessuno poteva asciugare le mie lacrime.
Se non la persona per cui piangevo.
Se vuoi godere di ciò che vali, devi prima dar valore al mondo in cui vivi!
Mi disse la luna: "Se ti fa piangere, perché non lo lasci?" E io le risposi: "Luna, lasceresti mai il tuo cielo?"
Subito mille pensieri addormentati, fremendo dolcemente fra tenebre pesanti spiegano le ali e prendono il volo.
I politici hanno una loro etica. Tutta loro. Ed è una tacca più sotto di quella di un maniaco sessuale.
Un porto è un luogo affascinante per quelli che partono e quelli che ritornano, che hanno la forza di volere, il desiderio di viaggiare e di arricchirsi.