Scritta da: Irin Supertramp
in Frasi & Aforismi (Saggezza)
Non è il male il vero pericolo per il mondo, è la parola sbagliata, è la stupidità a essere pericolosa.
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Non è il male il vero pericolo per il mondo, è la parola sbagliata, è la stupidità a essere pericolosa.
Ginsberg dice che non comprendo la "società", solo la "solitudine dove tutto è duro, triste e senza speranza".
Fuori da quella landa favolosa e animata di me stesso che è così interessante, troppo interessante per una reale felicità terrena.
Col passare del tempo o si diventa più taciturni o si diventa pazzi esasperando il proprio cuore... no? Sì.
Ciò che conta sono le esperienze, I ricordi, l'immensa gioia di vivere a fondo, che dischiude il significato vero dell'esistenza. Dio quanto è meraviglioso essere vivi! Grazie. Grazie.
La natura era qualcosa di selvaggio e terribile benché bellissimo. . Questa era la terra di cui sentiamo parlare, creata dal caos nella notte dei tempi. Qui non c'erano giardini ma il globo incontaminato. Niente prati né pascoli né coltivazioni né boschi né terre arabili né incolte né desolate. Era la superficie fresca e naturale del pianeta Terra, com'era stata creata per I secoli dei secoli - come dimora dell'uomo, diciamo noi-, così la Natura l'ha fatta e che l'uomo la usi se può.
Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo I fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto. Non volevo vivere quella che non era una vita, a meno che non fosse assolutamente necessario. Volevo vivere profondamente, e succhiare tutto il midollo di essa, vivere da gagliardo spartano, tanto da distruggere tutto ciò che non fosse vita, falciare ampio e raso terra e mettere poi la vita in un angolo, ridotta ai suoi termini più semplici; se si fosse rivelata meschina, volevo trarne tutta la genuina meschinità, e mostrarne al mondo la bassezza; se invece fosse apparsa sublime, volevo conoscerla con l'esperienza, e poterne dare un vero ragguaglio nella mia prossima digressione.
Non sono ancora stanco della vita selvaggia, anzi apprezzo sempre più la sua bellezza e l'esistenza errante che conduco. Preferisco la sella al tram e il cielo stellato al soffitto, preferisco il sentiero oscuro e difficoltoso verso l'ignoto alla strada asfaltata, e la pace profonda del selvaggio allo scontento generato dalle città...
È vero... mi manca compagnia intelligente, ma sono così poche le persone con le quali posso condividere ciò che per me è tanto importante che ho imparato a contenermi. La bellezza intorno a me è sufficiente.
Non dovremmo negare che l'essere nomadi ci ha sempre riempiti di gioia. Nella nostra mente viene associato alla fuga da storia, oppressione, legge e noiose coercizioni, alla libertà assoluta, e la strada ha sempre portato a Ovest.
Desideravo acquisire la semplicità, i sentimenti puri e la virtù della vita selvaggia, spogliarmi delle abitudini artificiali, dei pregiudizi e delle imperfezioni del mondo civilizzato;... e trovare, nella solitudine e nella grandiosità del selvaggio ovest, vedute più corrette della natura umana e dei veri interessi dell'uomo. La stagione delle nevi andava preferita perché potessi sperimentare il piacere della sofferenza e la novità del pericolo.