Scritta da: Catone appassito
Può un'assenza essere tanto presente?
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Può un'assenza essere tanto presente?
L'attesa è lunga il mio sogno di te non è finito.
Io sono di quelli ai quali piace stare al caffè fino a tardi... Con tutti quelli che vogliono andare a letto. Con tutti quelli che hanno bisogno di una luce per la notte.
Amore è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro me stesso.
Anche solo immaginare il tuo modo di parlare mi calma. E mi rende felice. Mi scorre nel corpo come una medicina, facendoti gorgogliare dentro di me. Non smettere. Non smettere mai.
Poche cose impressionano un lettore quanto il primo libro capace di toccargli il cuore. L'eco di parole che crediamo dimenticate ci accompagna per tutta la vita ed erge nella nostra menoria un palazzo al quale - non importa quanti altri libri leggeremo, quante cose impareremo o dimenticheremo - prima o poi faremo ritorno.
A volte è più facile confidarsi con un estraneo. Chissà perché.
Forse perché un estraneo ci vede come siamo realmente, e non come vogliamo far credere di essere.
Il signor Sempere credeva che Dio vivesse un po', o molto, nei libri e per questo dedicò la propria vita a condividerli, a proteggerli e ad assicurarsi che le loro pagine, come i nostri ricordi e i nostri desideri, non andassero mai perdute, perché credeva, e fece credere anche a me, che finché fosse rimasta una sola persona al mondo capace di leggerli e di viverli, sarebbe restato un frammento di Dio o di vita.
Col tempo, la solitudine ti si intrufola dentro e non se ne va più.
"Sai qual è il bello dei cuori infranti?" Domandò la bibliotecaria.
Scossi la testa.
"Che possono rompersi davvero soltanto una volta. Il resto sono graffi."