Scritta da: Liz Lemon
in Frasi & Aforismi (Libri)
La nostra natura ci spinge a reggerci in piedi da soli, per quanto disperati possiamo essere.
Composta venerdì 12 febbraio 2010
dal libro "Kitchen" di Banana Yoshimoto
La nostra natura ci spinge a reggerci in piedi da soli, per quanto disperati possiamo essere.
... Ognuno di noi pensa di avere molte strade e di potere scegliere sa sé. Ma forse sarebbe stato più esatto dire che sogna il momento di scegliere. Anche per me è stato così. Ma ora lo so. Lo so con tanta chiarezza da poterlo mettere in parole. La strada è sempre decisa, non però in senso fatalistico. Sono il nostro continuo respirare, gli sguardi, i giorni che si succedono a deciderla naturalmente.
Con tutta me stessa avrei voluto fermarmi: smettere di camminare, smettere di vivere. Il pensiero che ci sarebbe stato un domani, e poi un dopodomani, e poi una settimana, non mi era mai sembrato tanto insopportabile. Continuare a vivere nei giorni a venire con quella sensazione di sconforto totale mi ripugnava. Mi era ingrata anche la mia stessa figura che percorreva le strade come quelle di qualsiasi altro passante notturno senza rivelare lo scompiglio che aveva dentro.
Ti ricordi quando mi hai chiesto se avevo le pastiglie per la felicità? La pastiglia è la vita. Vivi, buttati, apriti, ascoltati. Le tue paure, le tue ansie sono dovute al fatto che tu esisti ma non vivi. Sei castrato nei sentimenti. Sei bloccato. Ti ricordi quella frase di Oscar Wilde? Diceva che vivere era la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente esiste e nulla più.
Per sentir parlare così bene di sé bisogna morire. Pazzesco. Non ho mai capito perché ci sia più rispetto per i morti che per i vivi.
I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per se stessi. Se ne stanno al loro posto nell'infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo in là rispetto agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari e per questo Mattia li trovava meravigliosi. Certe volte pensava che in quella sequenza ci fossero finiti per sbaglio, che vi fossero rimasti intrappolati come perline infilate in una collana. Altre volte, invece, sospettava che anche a loro sarebbe piaciuto essere come gli tutti, solo dei numeri qualunque, ma che per qualche motivo non ne fossero capaci.
Il mondo, magari non lo aveva visto mai.
Ma erano ventisette anni che il mondo passava su quella nave: ed erano ventisette anni che lui, su quella nave, lo spiava. E gli rubava l'anima.
Non voglio giacere là tutta sola;
possono seppelirmi a quattro metri di profondità,
la chiesa intera può crollarmi addosso,
ma non avrò pace se tu non sarai con me... mai!
Niente di tutto quello che Dio o Satana potevano infliggerci, niente avrebbe potuto separarci!
Voglio forse vivere?
Che vita può essere la mia quando tu...
Oh Dio! Tu vorresti vivere, se la tua anima fosse nella tomba?