Scritta da: Marilena Aiello
in Frasi & Aforismi (Vita)
A parlare le lingue degli altri si rischia di dimenticare la propria.
Composta martedì 3 gennaio 2012
A parlare le lingue degli altri si rischia di dimenticare la propria.
Quanto pesano nelle mani le carezze non date?
E, nel cuore, l'amore non rivelato?
Quante tasche servono per contenere tutti quei baci
mai posati sulle tue labbra?
Girovago così, carico d'affetto e tenerezza, d'amore e dolcezza,
punito dall'orgoglio travestito da timidezza,
ferito a morte dalla paura nascosta nella riservatezza.
È ironico, beffardo direi, il sole quando sorge come nulla fosse, quando splende sfacciatamente sulle vite di tutti, indifferente alla pena, alle lacrime, ai dolori, ai perduti amori.
Ma se guardo la vita a testa in giù, mi accorgo che splende così per raggiungere gli angoli bui della mente, quelli freddi del cuore, quelli nascosti dell'anima dove i ricordi belli vanno svanendo nel tempo, sbiaditi dalla polvere.
Le parole sono pulviscolo nell'aria assolata. Vorticanti o quasi immobili, cercano o attendono la fusione con l'immagine per la quale nascono o dalla quale sorgono.
Le mie parole germogliano da sole, ma fioriscono soltanto quando si sposano con l'immagine che amano, alla quale sono destinate o dalla quale sinuosamente vengono liberate, come vapore, o eccitate, come lingue di fuoco.
Sei cielo e strada, orizzonte e cammino, pensiero, parola, battito e respiro... non vivo senza te.
Che non ci manchino mai le parole. E se mancheranno quelle, restino gli sguardi. E quando i nostri occhi saranno stanchi e velati, ci saranno i battiti del cuore. Continuiamo a camminare insieme, amore.
Musica è la tua voce in un mondo di rumore.
La vita è un labirinto di occasioni, sorprese, opportunità, scelte, errori, qualche trappola e molti vicoli chiusi. Ma esiste il percorso giusto, sia per arrivare al centro, sia per uscirne.
Qualcuno, per intuito, bravura o fortuna, conclude prima il proprio labirinto e ne scopre il senso, bello o brutto che sia.
Altri ne provano ogni svolta, per cocciutaggine o per pigrizia. Altri ancora lo arredano e vi stazionano per il resto della vita.
Il labirinto è un percorso di crescita, il premio è solo alla fine, che sia il centro o semplicemente riguadagnarne l'uscita.
Dal modo in cui lo intendiamo e lo viviamo, dipende tutto il resto: le persone che incontreremo, ciò che faremo e costruiremo, ciò che lasceremo.
E ognuno di noi ha un labirinto personale, costruito appositamente per lui, non si può seguire la strada di un altro, non si copiano le svolte di altri, non ci si può aspettare premi uguali a quelli già assegnati.
No, non sono affini i nostri cuori, sono complementari. Erano sereni, o quasi, ignari uno dell'altro, ma è bastato scorgersi da lontano per accorgersi di essere uno parte dell'altro, incastro perfetto. Da allora zoppicano, girovagando per lo stesso mondo, in strade diverse.
Pensavo ai disastri della vita, quelli senza i quali non si possono verificare eventi meravigliosi.
Eruzioni di vulcani aggressivi che si rivelano benèfici per la terra, prima distrutta poi rifiorita.
Alluvioni di fiumi che danno origine a rigogliosa vegetazione dove prima c'era solo deserto.
Perdite che spaccano il cuore e lasciano uscire la polvere e le lacrime, rendendolo accogliente per nuovi amori, nuove passioni.
Assenze che scoppiano nella mente e creano flussi di idee e parole a disegnare nuovi orizzonti con nuovi colori.
Dovremmo imparare a plasmare i disastri, a farli diventare opportunità, nuove letture di quella stessa vita che ci sembrava bruciata, allagata, svuotata, smarrita.
Ma a volte soccombiamo senza la forza di reagire, senza la voglia di cercare, senza la voce per parlare... finché sorgerà di nuovo il sole, ancora prima di quanto crediamo, e saremo di nuovo in piedi, sulla strada della vita.