Se mai dovessi parlare di amore e di stelle, uccidetemi.
Composta martedì 21 maggio 2013
Se mai dovessi parlare di amore e di stelle, uccidetemi.
Decisamente, pensai, il mio problema principale è resistere e non diventare matto.
Sono stanco di vedere facce femminili ritoccate dal botox, tette stra-bordanti dalle scollature in concorrenza, culi in mostra, tacchi e trucchi fetish e gesti hard da donnacce, ormai non più distinguibili da quelle del mestiere. Voglio vedere donne con la loro femminilità nei gesti morbidi e gentili, nei sorrisi aggraziati, nelle movenze seducenti, ma accennate, dalle parole dolci e decise allo stesso tempo, dai pensieri originali e nuovi. Vorrei vedere donne indipendenti, non succubi dell'uomo a cui immolano la propria dignità, femmine dai cuori di ghiaccio fuso, compagne e amiche dell'uomo, libere e sincere. Vere!
È poca la gente con cui possa trovarmi in una stanza per più di cinque minuti senza sentirmi stomacato.
Orgoglio e autostima non sono sempre sufficienti ad ammortizzare i miei fallimenti, i quali, a volte, sono così pesanti che mi spezzano la schiena. Fa niente: finora col tempo sono sempre guarito.
Siamo stati creati per realizzare cose facili e per sopravvivere a quelle difficili.
Io non mi sarei mai suicidato. Piuttosto avrei ammazzato un po' di gente.
Desidero tanto ciò che non è qui e non so dove altro andare.
Dev'essere strano vivere con me. È strano anche per me.
Dietro quel seno, quelle labbra da baciare al sapore di pesca, si chiudeva a chiave e si portava dentro una piccola dispettosa bambina di cinque anni, lei che non voleva crescere, che non aspettava altro che le rimboccassero le coperte calde. Lei era magia incompresa, ma io l'avevo capita.