Io non so ancora come sono, ma so che non sono come voi e mai lo sarò. Non voglio accontentarmi. Non voglio perdermi nella noia delle storie tutte uguali. Voglio che l'amore sia unico, irripetibile, come quello dei poeti. Le trappole, gli scorni, di chi crede che la realtà sia quella che si vede.
E mi vien voglia di scriverti, a volte. Una di quelle lunghe lettere che poi andrà perduta, o conservata in un cassetto, perché so che non avrei mai il coraggio di dartela. A volte mi vien voglia di aprirmi a te, di dirti "si, mi piaci, mi piaci da morire, ed ho bisogno di te". Avrei voglia di dirti che ogni sera ti cerco tra quelle lenzuola, e poi ti ritrovo sempre tra i miei pensieri. Vorrei tu sapessi che non ho nulla da offrirti di più di quel che già hai, ma ho qui dentro tutto l'amore che provo per te, e vorrei fosse tuo. Come ogni cosa di me. Vorrei appartenerti, come un qualsiasi altro oggetto, ma vorrei che tu mi sentissi parte di te, essenziale. Ti vorrei, tutto qui.
Ho visto la sua vita immedesimarsi in quella di tante altre, così come una goccia di pioggia sul pavimento bagnato. Si era persa, confusa. E la sua vita non era più sua, ma era delle mille altre persone che come lei lasciavano i loro sogni e le loro speranze calpestate in un angolo. Si è lasciata vincere dalle paure, dalle insicurezze. E adesso ecco che ne paga le conseguenze.
Ma com'è che non riesci a percepire da ogni mia movenza ciò che provo? È così ovvio, chiunque se ne accorgerebbe. Ce l'ho praticamente scritto in faccia che t'amo.