Scritta da: Aika Sgheo
Fin dai suoi esordi, l'uomo non ha fatto molti progressi: crede ancora di non essere qui per caso e che ci siano degli dei, perlopiù benevoli, a vegliare sul suo destino.
dal libro "L'eleganza del riccio" di Muriel Barbery
Fin dai suoi esordi, l'uomo non ha fatto molti progressi: crede ancora di non essere qui per caso e che ci siano degli dei, perlopiù benevoli, a vegliare sul suo destino.
Ci si innamora di persone che non si sopportano, di persone che rappresentano un pericolo insostenibile... Nell'amore, io vedo un trucco del mio istinto per non assassinare l'altro...
Sarebbe il caso che questa evidente verità venisse infine acquisita: l'ascesi non arricchisce la mente. Le privazioni non costituiscono una virtù.
La fame sono io. Per fame, intendo quel buco spaventoso di tutto l'essere, quel vuoto che attanaglia, quell'aspirazione non tanto all'autopica pienezza quanto alla semplice realtà: là dove non c'è niente, imploro che vi sia qualcosa.
Ma il cuore degli altri è degli altri, e noi non possiamo che poco su di esso. Lo abbiamo in prestito, a volte nemmeno quello, e per poco tempo, e quasi mai fino in fondo. Siamo noi a crederlo, specie se siamo giovani, impulsivi e innamorati.
È la notte che porta consiglio. Ma è vero anche il contrario; è la notte che cancella ogni ragione.