Sei scoppiata a piangere. Sei corsa ad abbracciarmi. Forse è stato solo merito della paura, ma hai ripreso ad aver bisogno di me. Mi hai permesso di rientrare. Era quello che mi serviva per prendere il coraggio necessario per dartene. Non ti sarebbe successo niente, piccola. Potevi fidarti di me ora che avevi ripreso a farlo.
Siamo a fine settembre. Il tempo non passa mai e nello stesso tempo vola. Le giornate sono frenate dalla fatica della nostra separazione ma, a guardarle dopo, si deve fare i conti su quanto tempo non abbiamo passato insieme.
Quando ero una bambina leggevo le favole. Nelle favole incontri il principe azzurro e lui è tutto quello che hai sempre voluto. Nelle favole il cattivo è veramente facile da individuare. Il cattivo indossa sempre un mantello nero, così tu riesci sempre a capire chi è. Poi cresci e ti rendi conto che il principe azzurro non è così facile da trovare come credevi. Ti rendi conto che il cattivo non indossa un mantello nero e non è facile da riconoscere; è veramente divertente, e ti fa ridere, e ha dei capelli perfetti.
Ridiamo come le montagne non appena gli voltiamo le spalle, ogni volta che sono sicure che nessuno le veda. Come il mare che si ostinano a chiamare furioso mentre le tempeste non sono che i suoi sghignazzi. Come le nuvole che se piangono pioggia è solo per il gran ridere. Come il vento che non fa che sganasciarsi e soffia soltanto perché deve riposare il respiro. Ridiamo come il cielo che deve avere tutti i motivi per ridere di noi ma anche con noi. Ridiamo come non potranno mai fare gli animali che non sanno cosa si perdono. Ridiamo come solo i più fortunati riescono a fare. Ridiamo di cuore.
Dire le parolacce, staccare la coda alle lucertole, tirare i sassi alle finestre, parlare da uomo a uomo, giocare a biliardo e vedere un fuorigioco. Tutto questo l'ho fatto solo per poterli studiare, gli uomini.